Marco Tardelli compie 70 anni: dalla gloria del ‘82 ai suoi successi da allenatore

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Marco Tardelli, il famoso centrocampista italiano, celebra oggi il suo 70° compleanno, un traguardo che riporta alla mente i ricordi di un’epoca d’oro per il calcio italiano. La finale del Mundial 1982 contro la Germania Ovest è indelebilmente impressa nella memoria collettiva, con l’indimenticabile urlo di gioia dopo la sua rete, simbolo di una nazione che esplode di felicità. Questo articolo esplorerà la carriera calcistica di Tardelli, i suoi successi, le sfide affrontate e la sua vita dopo il ritiro.

Gli inizi di una carriera brillante

Le origini di Marco Tardelli

Nato a CAREGGINE, in provincia di Lucca, Marco Tardelli cresce in una famiglia operaia come il più giovane di quattro figli. La sua carriera calcistica inizia nel PISA, dove gioca in pochi, ma significativi, match, prima di trasferirsi al COMO. Qui, mentre inizia a farsi notare nel mondo del calcio, lavora anche come cameriere in un ristorante nei pressi di Piazza dei Miracoli. Tra i suoi ospiti frequenti c’era Dino Zoff, leggendario portiere che avrebbe poi sostituito come capitano della JUVENTUS.

La Juventus e il viaggio verso la fama

Il vero salto di qualità avviene quando Tardelli viene ingaggiato dalla JUVENTUS, dove gioca per undici stagioni dal 1975 al 1985. Durante questo periodo, diviene un simbolo di forza e determinazione, collezionando 295 presenze e 35 gol. Con il club bianconero, vince cinque scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa UEFA, e altre coppe nazionali. La sua versatilità e la sua capacità di adattarsi a diversi ruoli rendono Tardelli uno dei calciatori più rispettati del suo tempo. La sua carriera prosegue per due anni nell’INTER, per concludersi in SVIZZERA con il SAN GALLO, segnando la fine dell’era da calciatore.

I successi azzurri e il Mondiale ‘82

La vittoria del Mundial

Il culmine della carriera di Marco Tardelli è rappresentato dalla storica vittoria della nazionale italiana al MONDIALE del 1982. Dopo una serie di prestazioni sorprendenti, in particolare contro squadre del calibro di ARGENTINA e BRASILE, l’Italia si trova a competere con la Germania Ovest nella finale. La magica rete di Tardelli, accompagnata dal suo iconico urlo di gioia, diventa il simbolo di quel trionfo, un momento che segna per sempre la storia del calcio italiano.

L’eredità di Tardelli

Tardelli non si limita a essere un semplice protagonista di quella finale; la sua attitudine e il suo spirito di squadra hanno contribuito a forgiare l’identità dell’ITALIA di Enzo Bearzot, che molti definiscono come una squadra straordinaria e unita. Ogni volta che Tardelli parla di quell’esperienza, esprime la sua gratitudine per far parte di un gruppo così coeso e talentuoso, ribadendo che, al di là del risultato, l’unione della squadra è ciò che li ha resi vincenti.

La carriera da allenatore e le esperienze post-ritiro

I primi passi da allenatore

Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Marco Tardelli non abbandona il mondo del calcio, ma decide di dedicarsi alla carriera di allenatore. Inizia come responsabile della Nazionale Under 16, e successivamente diventa vice di Cesare Maldini nell’Under 21, portando a casa il titolo europeo. Tra le sue esperienze, spiccano anche la guida del COMO in Serie C e del CESENA in Serie B, dove cerca di trasferire le sue conoscenze e la sua esperienza ai giovani calciatori.

Le avventure oltre i confini

Negli anni successivi, Tardelli continua la sua avventura come allenatore anche all’estero, assumendo il ruolo di CT dell’EGITTO e fungendo da vice di Giovanni Trapattoni con la Nazionale IRLANDESE. Queste esperienze internazionali arricchiscono il suo bagaglio sia umano che professionale, permettendogli di confrontarsi con culture calcistiche diverse. Inoltre, la sua schiettezza e il suo carisma lo rendono un apprezzato commentatore sportivo, contribuendo ad approfondire la cultura calcistica anche attraverso il racconto in televisione.

Gli alti e bassi di una carriera straordinaria

L’ombra della tragedia dell’Heysel

Non si può parlare di Marco Tardelli senza menzionare la tragedia dell’HEYSEL, che segna una delle pagine più buie della sua carriera. Quella finale di Coppa dei Campioni nel 1985, in cui la Juventus era coinvolta, termina tra drammi e perdite. Tardelli ha sempre sostenuto l’importanza di scendere in campo in quel frangente, sottolineando che la situazione avrebbe potuto generare ulteriori difficoltà se fosse stato annullato l’incontro.

Una vita dedicata al calcio

Marco Tardelli è stato a lungo uno dei volti più amati del calcio italiano, non solo per le sue gesta atletiche ma anche per il suo carattere affabile. La vita da calciatore ha avuto un impatto notevole sulla sua psiche, rendendolo un personaggio di riferimento non solo per i tifosi, ma anche per le generazioni future di calciatori. Alla soglia dei settant’anni, Tardelli rimane un’icona del calcio, un simbolo di passione, dedicato a una disciplina che abbraccia, al di là della semplice competizione.

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