Il clan Bagnoli e il potere di “lo Scognato”: la lotta per il controllo del Rione Traiano

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Massimiliano Esposito, noto come “lo Scognato”, è al centro di una complessa trama di alleanze e rivalità tra clan criminali a Napoli. Le rivelazioni recenti di un collaboratore di giustizia offrono uno sguardo approfondito sulle manovre del boss e sul suo tentativo di ottenere il controllo del Rione Traiano, sfidando il clan Sorianiello e altri gruppi malavitosi della zona.

Gli accordi tra i clan: un intricato scambio di potere

Il rapporto con Alfredo Sorianiello

Le dichiarazioni di Yuseff Aboumouslim, nipote di “lo Scognato” e oggi collaboratore di giustizia, forniscono indizi cruciali sulla strategia di alleanza di Esposito. Dopo aver trascorso più di 20 anni in carcere, Egli ha tentato di avvicinarsi al clan Sorianiello nel 2019, proponendo un accordo riguardante il traffico di cocaina. Tale intesa prevedeva che Esposito si approvvigionasse di droga dal clan del Rione Traiano, con l’intento di spartirne i profitti e le piazze di spaccio.

Tuttavia, l’alleanza non è decollata come previsto. Esposito ha tentato di cercare supporto dal clan Licciardi, per consolidare la propria posizione nei confronti dei Sorianiello, ma il clan si è rifiutato di sostenere un conflitto, optando così per non entrare in una guerra con i clan avversari. Questo rifiuto ha ulteriormente compresso la fragilità delle relazioni tra i gruppi malavitosi della zona.

La rottura e il rischio di conflitti

La tensione è aumentata quando Esposito ha cercato un’alleanza tra il clan Scognamillo, storicamente legato a lui, e i Sorianiello. Nonostante si fossero inizialmente raggiunti dei patti, Alfredo Sorianiello ha successivamente posto un’ultimatum, chiedendo a Esposito di schierarsi da una parte o dall’altra. La scelta di “lo Scognato” di appoggiare gli Scognamillo invece che Sorianiello ha innescato una serie di rappresaglie.

Aboumouslim ha testimoniato che “‘o Biondo” ha iniziato a mobilitare gli altri clan, comprese le fazioni rivali, per formare un fronte unico contro Esposito. Questa strategia mirava a dipingere “lo Scognato” come un usurpatore, determinato a conquistare il Rione Traiano, il che ha esacerbato ulteriormente i contrasti tra i gruppi.

Le intercettazioni: il piano di conquista e le sue conseguenze

I piani di “lo Scognato”

Le intercettazioni telefoniche hanno messo in luce il pensiero di “lo Scognato”. In una di queste comunicazioni, Esposito discute apertamente delle tensioni con il clan Sorianiello, cercando di minimizzare le accuse, affermando che l’idea di voler controllare il Rione Traiano fosse infondata. Secondo lui, il suo vero interesse sarebbe stato diretto solo verso l’area della 44, settori che erano già sotto il controllo del clan Cutolo, legato ai suoi familiari.

Tuttavia, la sua affermazione di non volere espandere il suo dominio oltre quella zona è stata contraddetta dalle manovre descritte da Aboumouslim. Le dichiarazioni del collaboratore confermano un’ambizione ben più ampia e ambiziosa da parte di “lo Scognato”. Le sue intenzioni, sebbene da lui negate, divengono chiare nel momento in cui inizia a creare tensioni con gli altri gruppi.

La reazione degli altri clan

La crescente preoccupazione per le ambizioni di Esposito ha portato a un aumento delle tensioni e dei conflitti tra i clan. La reazione degli altri gruppi, in particolare dei Sorianiello, ha portato a una situazione di ostilità permanente, con potenziali scontri armati che potrebbero avere effetti devastanti nella comunità locale.

Infatti, il tentativo di “lo Scognato” di destituire il potere dei Sorianiello non ha solo suscitato il loro risentimento, ma ha anche innescato una serie di alleanze ed opposizioni che stanno ridefinendo le dinamiche criminali nella regione. La situazione rimane tesa, con l’ombra di possibili conflitti che aleggia su Napoli, segno di un sistema criminale che continua a cambiare e adattarsi alle nuove sfide interne ed esterne.

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