La situazione dei chioschi abusivi intorno al Parco archeologico di Pompei sta per subire un cambiamento radicale. La Procura della Repubblica di Torre Annunziata ha avviato le procedure legali che porteranno alla demolizione di 65 strutture abusive, il cui proliferare è stato facilitato dall’assenza di controlli efficaci da parte dell’amministrazione locale. Questo articolo analizza il contesto giuridico che ha portato a questa decisione e le conseguenze che potrebbero derivarne.
Nei primi giorni di ottobre, su iniziativa della Procura guidata da Nunzio Fragliasso, è scattato il sequestro di 65 chioschi collocati in aree strategiche intorno a Pompei, come piazza Esedra, piazza Anfiteatro, via Roma e Villa dei Misteri. Tra i 63 indagati, ben 57 hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame, richiedendo l’annullamento del sequestro. Tuttavia, i giudici hanno respinto tutti i ricorsi, riaffermando la validità delle tesi della Procura. Questo provvedimento si è reso necessario a causa dell’occupazione abusiva di suolo pubblico, praticata da venditori che operavano senza le minime autorizzazioni previste dalla legge.
Il giudice Emanuela Cozzitorto ha illustrato nel suo ordine di sequestro come molte delle strutture siano sorte senza alcun tipo di concessione, mentre altre si trovavano con permessi scaduti o erano state oggetto di lavori di ampliamento non autorizzati. La situazione rappresenta non solo un abuso individuale, ma anche una mancanza di responsabilità da parte dell’amministrazione comunale, che avrebbe dovuto esercitare un controllo più rigoroso sul territorio.
In seguito al sequestro, la Procura ha avviato un’interlocuzione con il comune di Pompei per coordinare le operazioni di abbattimento dei chioschi abusivi. Questa collaborazione mira a definire un piano per la rimozione definitiva delle strutture, che continuano a rappresentare un problema per la gestione del suolo pubblico e per l’immagine di un luogo di richiamo mondiale come Pompei.
In alternativa, la Procura potrebbe decidere di intraprendere le demolizioni in autonomia, richiedendo l’intervento del Genio militare. Questo approccio potrebbe accelerare le tempistiche di rimozione e garantire che l’operazione avvenga senza intoppi. L’azione avverrà in un contesto di vigilanza e controllo severo, considerata l’attuale sensibilità legata a questioni di legalità e decongestionamento del territorio.
L’eventuale abbattimento dei chioschi abusivi non solo migliorerà la situazione urbana, ma rappresenterà anche un passo importante per ripristinare il rispetto della legalità. È lecito chiedersi quali reazioni emergeranno da parte dei gestori dei chioschi e delle loro famiglie, che potrebbero avviare proteste in risposta a questa decisione.
La Procura ha avviato le indagini sul fenomeno dei chioschi abusivi nel 2021, in seguito ad informative pervenute dai Carabinieri. Un consulente, l’ingegnere Giuseppe Ponticorvo, è stato incaricato di mappare i chioschi irregolari e di redigere una relazione sull’attività illecita in corso. La relazione dell’ingegnere è stata fondamentale per inquadrare il problema e autorizzare un’azione legale adeguata.
Il documento ha evidenziato la capillare diffusione dei chioschi abusivi e i metodi attraverso i quali gli esercenti riuscivano a operare, nonostante l’assenza di permessi adeguati. L’attività di accertamento ha passato al setaccio ogni singolo chiosco, identificando i responsabili di ciascun abuso. Ora, con il procedere delle demolizioni, ci si domanda se si assisterà a un’onda di proteste o a iniziative legali da parte di coloro che operano in tali strutture.
La strada per il ripristino di un’occupazione legittima delle aree circostanti il Parco archeologico di Pompei è dunque segnata da questi sviluppi, e la speranza è che l’azione del sistema giuridico e delle autorità competenti conduca a una situazione di maggiore rispetto per le norme e di miglioramento della qualità del vivere urbano.