Con la scadenza per l’adeguamento al Codice Identificativo Nazionale degli immobili adibiti ad affitti brevi sempre più vicina, la situazione nel panorama degli affitti turistici in Italia è allarmante. Un’indagine recente rivela che una minoranza significativa di strutture ha rispettato l’obbligo di registrazione, suscitando preoccupazioni su legalità e sicurezza in un settore in rapida espansione.
La situazione attuale degli affitti brevi
Secondo un’analisi condotta dalla Fondazione ISSCON e dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, solo il 52% degli immobili adibiti ad affitti brevi ha ottenuto il Cin. Questo dato è stato ottenuto monitorando quasi mille proprietà in dieci città italiane, e comprende sia gestori privati sia professionisti del settore. La rilevazione, effettuata nei primi giorni di novembre, ha messo in luce come la maggior parte degli affitti turistici continuino a operare al di fuori delle normative stabilite, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sul rispetto delle regole che governano il settore.
In aggiunta, il report ha evidenziato un altro aspetto preoccupante riguardante la sicurezza degli alloggi. Solo l’8,5% delle strutture ha rispettato sia l’ottenimento del Codice Identificativo Nazionale che le dotazioni di sicurezza necessarie. Ciò significa che ben 1 alloggio su 12 è in regola, lasciando un ampio margine di irregolarità in un ambito dove la sicurezza degli ospiti dovrebbe essere prioritaria.
Le irregolarità nelle diverse città italiane
Esaminando i dati a livello locale, Napoli emerge come la città con il tasso di conformità più basso: solo il 32% degli immobili adibiti a affitti brevi ha richiesto e ottenuto il Cin. Seguono Firenze con il 37%, Bologna con il 48% e Torino al 51%. Anche città come Alghero , Roma e Venezia mostrano tassi di registrazione sotto la soglia della legalità. In ultima posizione si trovano Lecce e Catania con il 60%, mentre Milano si distingue con il 67%, risultando la città con il migliore tasso di conformità al Cin.
Queste cifre pongono interrogativi seri non solo sulla legalità degli affitti brevi ma anche sulle misure di controllo e sulle sanzioni che, a partire da gennaio, verranno applicate a chi non rispetterà le normative. Le sanzioni previste vanno da un minimo di 800 euro a un massimo di 8.000 euro per le strutture che non si saranno messe in regola con il codice obbligatorio.
Le proposte di Federconsumatori
Federconsumatori, di fronte a questa situazione critica, ha lanciato un appello per una maggiore regolamentazione degli affitti brevi. Tra le proposte avanzate, vi è quella di sospendere la possibilità di affittare appartamenti e camere a chi non rispetta le normative. In casi di recidiva, si suggerisce addirittura la revoca definitiva dell’autorizzazione all’affitto breve.
Ma non è tutto: l’associazione chiede di estendere l’obbligo di registrazione al Codice Identificativo Nazionale anche ai portali web che gestiscono queste inserzioni, imponendo loro di escludere le strutture che non rispettano tali normative. Ulteriori misure suggerite includono l’obbligo di fornire l’indirizzo esatto dell’immobile nelle inserzioni, al fine di facilitare i controlli, e di rendere visibili i dati identificativi di chi affitta.
A supporto di queste misure, Federconsumatori ha sottolineato l’importanza di potenziare i controlli da parte delle amministrazioni locali, raccomandando un approccio più rigoroso anche sulla qualità e la regolarità del lavoro nel settore degli affitti brevi. Questo intervento potrebbe garantire una maggiore sicurezza per gli ospiti e una maggiore legalità in un mercato sempre più affollato. La necessità di intervenire è impellente, affinché tutti i soggetti coinvolti rispettino la legge e garantiscano la sicurezza per chi sceglie di soggiornare in un affitto turistico.