I commercianti di Afragola si trovano in una situazione di crescente precarietà, segnati dalla paura e dalle minacce quotidiane. Un recente servizio ha sollevato il velo su una realtà inquietante, dove il pizzo rappresenta una condizione obbligata per chi apre un’attività commerciale. L’inchiesta condotta dal giornalista Luca Abete ha messo in luce le sconcertanti esperienze di vari negozianti, costretti a destinare parte dei loro guadagni a bande locali per garantire la loro sicurezza. In questo contesto, la voce per una maggiore protezione come richiesto dal sindaco Antonio Pannone, diventa essenziale.
I racconti dei commercianti: un nuovo inizio e vecchie minacce
“Appena apri un negozio nuovo, vengono loro da noi a chiedere i soldi”, ha dichiarato una negoziante, svelando il meccanismo di intimidazione che i commercianti subiscono. Quando una nuova attività vede la luce, è prassi che i membri dei clan locali si facciano avanti, presentando una “proposta” di servizio di vigilanza. In realtà si tratta di un obbligo mascherato, un vero e proprio pizzo che, se non pagato, potrebbe comportare conseguenze devastanti per l’attività commerciale. Alcuni commercianti raccontano di come la paura sia un compagno costante nella loro vita lavorativa. Poiché il rischio di vendette è concreto, molti si vedono costretti a pagare per evitare ritorsioni violente.
Il terrore non è infondato: chi ignora queste richieste si espone a incendi o atti vandalici. Recenti testimonianze parlano di negozi devastati come avvertimento, segno che la criminalità organizzata non tollera resistenze. Questa spirale di violenza si nutre della fragilità economica e della difficoltà di molti commercianti che, in un contesto già sfidante, si trovano a fare i conti con un avversario invisibile ma potentissimo.
La risposta istituzionale: il ruolo del sindaco e delle forze dell’ordine
Alla luce di queste problematiche, le richieste di protezione da parte del sindaco Antonio Pannone diventano fondamentali. Durante l’intervista con Luca Abete, il primo cittadino ha espresso la sua volontà di combattere questo fenomeno, ritenendo assolutamente necessario un intervento concreto da parte delle forze dell’ordine. Pannone ha sollecitato una presenza più forte della polizia e ha assicurato il suo impegno a creare le condizioni per dialogare senza timori. La sua intenzione di rafforzare la sicurezza nei confronti di coloro che subiscono ingiustizie è un passo importante per tentare di restituire ai commercianti la fiducia in un mercato equo.
Le autorità hanno recentemente intensificato le operazioni di monitoraggio e controllo in città, ma l’efficacia di queste iniziative è ancora sotto esame. Molti cittadini di Afragola, mentre continuano a lavorare duramente, si chiedono se basarsi sulle istituzioni possa essere una reale soluzione a queste scarsamente visibili ma crudeli estorsioni. Alcuni espongono anche le loro speranze per un’educazione più attenta alle nuove generazioni, affinché anch’esse possano crescere in un contesto di legalità.
La percezione del pizzo: una realtà da affrontare
Anche se la questione del pizzo e delle estorsioni sembra essere all’ordine del giorno, sorprende scoprire che diverse persone in città non percepiscono la gravità della situazione. Molti affermano di non aver mai sentito parlare di pizzo, soprattutto quando le telecamere sono accese. Questo paradosso è indicativo di una cultura della paura che permea la vita di molti commercianti, i quali, pur vivendo minacce quotidiane, tendono a non farne menzione pubblicamente.
Questa percezione del pizzo può rendere difficile il lavoro delle forze dell’ordine. La mancanza di testimonianze e denunce non aiuta a porre freno a un fenomeno che prospera nelle ombre. La cultura del silenzio, alimentata dalla paura, ostacola un possibile cambiamento e la costruzione di un ambiente lavorativo più sicuro.
La lotta contro il pizzo ad Afragola è appena agli inizi, ma l’ardente desiderio di molti commercianti di liberarsi da questo giogo criminale è più forte che mai. Far emergere questa realtà è fondamentale per restituire dignità e sicurezza a un’intera comunità di lavoratori.