Un episodio di violenza scuote la comunità di Castellammare di Stabia, dove un’insegnante di sostegno è stata aggredita da un gruppo di circa trenta genitori. Le indagini sono ancora in corso e le testimonianze continuano a emergere, sollevando preoccupazioni non solo per la sicurezza dei docenti, ma anche su presunti abusi avvenuti all’interno della scuola. Questo articolo esplora i dettagli dell’evento e le accuse sollevate, analizzando il contesto e le varie reazioni.
Il fatto si è verificato giovedì 14 novembre, quando un gruppo di genitori ha preso d’assalto la scuola, aggredendo fisicamente l’insegnante di sostegno. La donna, che stava affrontando una situazione di conflitto con alcune famiglie, è stata salvata da suo padre durante il linciaggio, il quale ha subito una frattura al polso nel tentativo di proteggerla. Dopo l’incidente, la professoressa ha dovuto ricorrere alle cure mediche per un trauma cranico e le è stata prescritta una prognosi di trenta giorni.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la professoressa avrebbe avvertito il clima di tensione intorno a sé: nei giorni precedenti all’aggressione, aveva comunicato a un’amica di voler chiedere un trasferimento. Questo suggerisce che fosse già consapevole del malcontento dei genitori nei suoi confronti. Un messaggio vocale, trasmesso durante il programma “Ore 14” condotto da Milo Infante su Rai Due, ha confermato le sue preoccupazioni e il suo desiderio di chiarire la situazione.
Le denunce più gravi nei confronti della professoressa provengono da alcune mamme, che hanno riferito di presunti abusi sessuali avvenuti ai danni di cinque bambini. Secondo le mamme, tali atti sarebbero stati connessi a una chat chiamata “La Saletta“, dove la docente avrebbe mostrato video a contenuto sessuale esplicito. Una di queste madri ha perfino dichiarato che l’insegnante avrebbe minacciato di morte una delle bambine, che si sarebbe trovata in difficoltà riguardo alla situazione.
Tuttavia, dagli sviluppi delle indagini non emergono prove concrete a supporto delle accuse. La vicepreside della scuola, situata nel plesso Salvati dell’Istituto Comprensivo Panzini, ha negato di aver ricevuto alcuna denuncia e ha ribadito di non essere a conoscenza della questione. Le indagini sull’aggressione da parte dei carabinieri stanno proseguendo sotto l’egida della Procura di Torre Annunziata.
In risposta alle accuse, la professoressa ha dichiarato di sentirsi calunniata. Nell’audio condiviso, afferma di aver parlato con i bambini tramite social media, una pratica ritenuta non illecita. Sottolinea inoltre la sua volontà di chiarire la situazione direttamente con le mamme, manifestando la sua frustrazione per la reazione sproporzionata ricevuta. Il suo sfogo racconta il dolore e la paura provati in seguito all’aggressione, affermando di non voler più insegnare in quel contesto.
Nel messaggio vocale, descrive la sua esperienza di lavoro in diverse scuole, sottolineando che la sua intenzione era solo quella di essere “un po’ amica” dei ragazzi. La docente ha espresso preoccupazioni per la sua sicurezza, affermando: “Non è possibile, io mi trovo nei guai per essere stata un po’ amica“. Le sue parole, cariche di impotenza, evidenziano la complessità della situazione e la fragilità del suo ruolo di insegnante in un ambiente scolastico sempre più ostile.
L’episodio ha scatenato un acceso dibattito su sicurezza, educazione e relazioni tra insegnanti e genitori, sollevando interrogativi su come tali conflitti possano essere gestiti in futuro. Senza ulteriori sviluppi, il caso rimane aperto, in attesa di chiarimenti e verità.