Nel processo che vede coinvolti quattro membri di Casa Pound accusati di aver aggredito brutalmente Roberto Tarallo un anno fa, il Comune di Napoli e l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani hanno presentato una richiesta di costituzione di parte civile. L’udienza preliminare ha rivelato dettagli significativi riguardo all’aggressione avvenuta nel quartiere Vomero, a Napoli, e le ripercussioni legali per i presunti aggressori. Questo articolo analizza la situazione attuale del processo e il contesto sociale e politico in cui si inserisce.
Roberto Tarallo, fotografo di 43 anni, è stato aggredito il 18 gennaio 2022 a Napoli, precisamente sulle scale di via Torrione San Martino. Tarallo stava tornando a casa da un pub assieme a un amico quando, secondo la sua testimonianza, sarebbe stato seguito e poi attaccato da un gruppo di uomini. L’aggressione, avvenuta in un contesto che ha sollevato preoccupazioni per motivi politici, ha avuto conseguenze serie per Tarallo, che ha riportato gravi lesioni. Dopo l’episodio, il fotografo presentò una denuncia mostrando foto che ritraggono il suo volto tumefatto e segnato.
Le indagini condotte dalla Digos hanno messo in luce quanto avvenuto e le motivazioni che hanno portato gli aggressori a colpire Tarallo, il cui indumento era ornato da una spilla con simboli antifascisti. La vicenda ha suscitato grande rumore nel quartiere Vomero, dando origine a diverse iniziative di solidarietà nei confronti di Tarallo e una profonda attenzione da parte dei media.
Nella recente udienza preliminare, il giudice dell’udienza preliminare Gabriella Iagulli ha esaminato le richieste di costituzione di parte civile da parte del Comune di Napoli e dell’ANPI. L’avvocato Mariagiorgia de Gennaro sostiene l’interesse dell’ANPI nel tutelare i valori antifascisti e operare contro ogni forma di violenza e discriminazione. Allo stesso tempo, la giunta comunale ha manifestato il proprio impegno per la sicurezza e i diritti civili, un aspetto cruciale nel contesto sociale attuale.
L’avvocato Alessandro Diddi, che difende Paolo Primerano, uno degli imputati, ha richiesto il patteggiamento per il suo assistito, accompagnato dalla possibilità di partecipare a un programma di giustizia riparativa. In contrapposizione, l’avvocato Domenico Di Tullio, che rappresenta Taras Buha, ha confermato la volontà di andare a processo, sostenendo che Buha non fosse presente al momento dell’aggressione.
Il processo continua a tenere alta l’attenzione pubblica con date importanti fissate per il proseguimento delle udienze. Il pubblico ministero, Fabrizio Vanorio, ha richiesto ufficialmente il rinvio a giudizio per tutti i quattro accusati, contestando loro non solo l’aggressione fisica, ma anche il reato aggravato dall’intento di discriminazione nazionalista. Quest’ultimo punto mette in evidenza la preoccupante crescita di tensioni politiche e sociali nel contesto napoletano e italiano, evidenziando la necessità di affrontare le violenze ispirate da ideologie estremiste.
La prossima udienza è aggiornata al 18 dicembre, dove si prevede che alcune posizioni degli imputati possano essere già delineate. Mentre il dibattito legale si intensifica, il caso di Roberto Tarallo rimane simbolo di una lotta più ampia contro l’estremismo e in difesa dei valori democratici.