La recente aggressione a una docente della scuola media “Catello Salvati” di Castellammare di Stabia ha sollevato un’ondata di indignazione tra le mamme degli alunni. Queste ultime hanno ribadito pubblicamente le accuse di presunti abusi, mentre temono di essere erroneamente etichettate come camorriste. L’episodio, avvenuto giovedì, ha portato a una vera e propria “spedizione punitiva” da parte di circa 30 genitori e parenti, generando preoccupazioni e tensioni in tutta la comunità.
La violenza avvenuta all’esterno della “Catello Salvati” è stata descritta da diversi testimoni come il culmine di una crescente frustrazione da parte dei genitori riguardo a presunti comportamenti inappropriati da parte di una docente di sostegno. Teresa Manzi, una delle madri coinvolte, ha dichiarato che il malcontento è emerso a causa di alcuni messaggi audio che avrebbero circolato tra i genitori, contenendo frasi sessualmente esplicite.
L’aggressione è avvenuta quando un gruppo di genitori, spinti dalla rabbia e dalla preoccupazione per la sicurezza dei propri figli, ha deciso di confrontarsi con l’insegnante. Il risultato è stato un violento attacco che ha lasciato la docente con un trauma cranico. I carabinieri sono intervenuti identificando tutti i genitori presenti, mentre la comunità scolastica ha iniziato a riflettere sulle ripercussioni di questo comportamento violento.
All’esterno della scuola, le madri hanno continuato a esporre le loro preoccupazioni e accuse nei confronti della docente. Hanno affermato di aver ascoltato audio e visto chat che avrebbero dimostrato comportamenti inaccettabili da parte dell’insegnante. Teresa Manzi, la madre che ha reso virale il suo post su Facebook, ha espresso il suo dolore e la sua frustrazione per la situazione, affermando che “il lamento di una madre rimane inascoltato.”
Le mamme hanno anche enfatizzato che non appartengono a realtà di criminalità organizzata e si sono sentite stigmatizzate, rivendicando il loro diritto di difendere i propri figli. In risposta agli eventi, hanno affisso striscioni davanti alla scuola, chiedendo maggiore tutela per i figli e solidarietà nei confronti del corpo docente. Questa situazione ha acceso un dibattito sulla gestione delle problematiche scolastiche e sulla necessità di ascoltare le istanze dei genitori.
Dopo l’aggressione, la scuola ha adottato misure di sicurezza straordinarie, con la presenza costante delle forze dell’ordine per garantire la tranquillità di studenti e genitori. All’ingresso dell’istituto, il dirigente scolastico Donatella Ambrosio ha accolto gli ispettori dell’ufficio scolastico regionale, sottolineando l’importanza di un’indagine approfondita riguardo all’accaduto.
Anche la docente Teresa Esposito, responsabile del plesso, ha espresso la sua ferma intenzione di affidare la vicenda alle autorità competenti, sottolineando la necessità di affrontare la situazione in modo giusto e imparziale. Le mamme, sebbene preoccupate per l’atmosfera di tensione, hanno continuato a ribadire le loro accuse e a chiedere chiarezza sui fatti.
Il clima di insicurezza generato dall’aggressione ha influenzato il rientro a scuola degli studenti. Molti si sono mostrati riluttanti a tornare tra le mura scolastiche, preoccupati per le ripercussioni psicologiche dell’incidente. Le mamme hanno riportato che alcuni bambini, spaventati, hanno finto malesseri o hanno inventato scuse per non andare a scuola, temendo ulteriori violenze.
Questo episodio ha rimesso in discussione il ruolo delle scuole come luoghi sicuri per i giovani. I genitori hanno chiesto interventi più efficaci da parte delle autorità educative per prevenire simili situazioni in futuro e garantire un ambiente di apprendimento sano per i loro figli, così come un adeguato supporto nei momenti di crisi.