La recente aggressione avvenuta all’ospedale San Giuseppe Moscati di Aversa ha sollevato un allarmante dibattito riguardante la sicurezza del personale medico. Una giovane dottoressa, in servizio presso il Pronto Soccorso, è stata vittima di un attacco da parte di una paziente frustrata dai tempi di attesa. Questo incidente, che ha portato a ferite fisiche e a un aumento della paura tra i medici, è stato condannato da diverse istituzioni e ha evidenziato la necessità di misure più incisive per proteggere chi lavora nei pronto soccorso.
L’incidente e le conseguenze
L’episodio si è verificato in un momento di grande tensione, quando una paziente, esasperata da un’attesa prolungata, ha scagliato un computer e una stampante contro la dottoressa, provocándole una contusione al torace e un’escoriazione al braccio sinistro. Le lesioni sono state giudicate guaribili in 30 giorni, ma l’impatto psicologico sull’operatrice sanitaria potrebbe essere molto più duraturo. La dottoressa ha espresso il suo stato d’animo di delusione e paura, dichiarando: “Non so se tornerò al Pronto Soccorso.” Questo tipo di aggressione non è un fenomeno isolato; rappresenta, infatti, una tendenza crescente contro il personale sanitario negli ambulatori e negli ospedali.
Le parole della dottoressa mettono in evidenza una realtà scomoda: le aggressioni verbali e fisiche nei confronti degli operatori sanitari sono sempre più frequenti. La professionista ha affermato di sentirsi legata all’ambiente di lavoro e ai colleghi, ma la paura cresce di giorno in giorno, rendendo insostenibile la situazione. Nonostante le esperienze violente, la dottoressa ha affermato di non voler lasciare la professione medica, sebbene sia incerta riguardo al suo ritorno in un contesto così delicato come il Pronto Soccorso.
È importante sottolineare che la dottoressa ha sporto denuncia per l’aggressione ricevuta, segnando un passaggio fondamentale per la tutela del personale sanitario e sottolineando la necessità di affrontare seriamente la questione della sicurezza negli ospedali.
La risposta dell’Ordine dei Medici di Caserta
L’Ordine dei Medici di Caserta ha prontamente manifestato la propria solidarietà alla dottoressa aggredita, decidendo di costituirsi parte civile nel procedimento giuridico contro la paziente responsabile dell’attacco. Carlo Manzi, presidente dell’Ordine, ha dichiarato l’urgenza di questa decisione a seguito dell’ennesimo episodio di violenza contro un medico. La costituzione di parte civile serve non solo a difendere la dottoressa, ma è anche una chiara dichiarazione di intenti del Consiglio Direttivo dell’Ordine: è fondamentale proteggere gli operatori sanitari e garantire un ambiente lavorativo sicuro.
Questo gesto ha ricevuto un significativo supporto dalla comunità medica, evidenziando come la sicurezza del personale sanitario debba diventare una priorità . Le aggressioni nei confronti dei medici e degli operatori sanitari non possono più essere tollerate, e l’Ordine si propone come baluardo di difesa per chi ogni giorno si dedica alla cura dei pazienti.
La situazione attuale è un chiaro invito al governo e alle istituzioni competenti per prendere misure concrete che possano garantire una maggiore protezione per il personale medico, creando un ambiente di lavoro più sicuro e rispettoso per tutti.