L’Istituto Tumori Pascale di Napoli sta avviando una sperimentazione pionieristica con un vaccino anticancro a mRNA, destinato a trattare il carcinoma della pelle a cellule squamose, uno dei tumori cutanei più diffusi che presenta un tasso di mortalità nel 5% dei casi. Questo progetto rappresenta una novità importante nel panorama oncologico italiano, dove sono stati selezionati 600 pazienti, prevalentemente uomini anziani, con una storia di intensa esposizione al sole e lesioni cutanee avanzate. L’obiettivo è di sviluppare una nuova opzione terapeutica che offra speranze concrete ai malati.
Il carcinoma cutaneo: fattori di rischio e necessità di prevenzione
Il carcinoma a cellule squamose rappresenta una tipologia di tumore della pelle frequentemente riscontrata tra coloro che lavorano all’aperto, come braccianti, marinai e muratori. Questi individui, esposti costantemente ai raggi solari senza adeguate misure di protezione, mostrano un’alta incidenza di questa forma di cancro. Sebbene sia una patologia facilmente trattabile se diagnosticata precocemente, le forme avanzate possono diventare complicate da affrontare e risultare molto pericolose.
La salute della pelle e la prevenzione restano pilastri fondamentali. Una diagnosi tempestiva può salvare vite, ma la mancanza di consapevolezza e prevenzione costituisce un grave problema. Il crescente numero di pazienti con carcinoma cutaneo evidenzia la necessità di campagne di sensibilizzazione e l’adozione di pratiche protettive, specialmente in quelle classi lavorative più esposte al sole.
Dettagli dello studio clinico e struttura della sperimentazione
La sperimentazione avviata al Pascale di Napoli è uno studio di fase 2 randomizzato, che prevede tre bracci di trattamento differenti: 250 pazienti saranno sottoposti a due cicli del vaccino anticancro oltre al farmaco immunoterapico Pembrolizumab, seguiti da un intervento chirurgico e successivo trattamento adiuvante. Un secondo gruppo di altri 250 pazienti seguirà solo il percorso chirurgico, mentre un ultimo gruppo di 100 pazienti riceverà due cicli di immunoterapia senza il vaccino, per poi affrontare la chirurgia e un trattamento adiuvante simile al primo gruppo.
La sperimentazione non è isolata all’istituto partenopeo, ma si estenderà a ulteriori centri oncologici italiani, come il Giovanni Paolo II di Bari e l’Istituto dei Tumori di Milano. Tale approccio multicentrico aumenterà la possibilità di raccogliere dati significativi e ampliarne l’applicazione terapeutica.
Innovazione terapeutica e speranze per il futuro
Il vaccino anticancro iniettato al Pascale utilizza la tecnologia mRNA, simile a quella adottata per i vaccini COVID-19 sviluppati da Moderna. Questo trattamento si propone di istruire il sistema immunitario a riconoscere specifici neoantigeni, proteine che derivano da mutazioni genetiche nelle cellule malate. Sebbene il vaccino non miri a prevenire il carcinoma cutaneo, ha l’obiettivo di potenziare la risposta immunitaria, aiutando il corpo a combattere più efficacemente il tumore.
La speranza del dottor Paolo Ascierto, direttore del reparto di Melanoma, Immunoterapia e Terapie Innovative, è quella di fornire una nuova opzione terapeutica ai pazienti e di espandere l’utilizzo del vaccino anche ad altre tipologie di tumori. Le esperienze precedenti con l’immunoterapia nel trattamento del melanoma suggeriscono già un’alta efficacia, rendendo questa una delle migliori opportunità per ampliare le applicazioni del vaccino.
Il posizionamento dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli come centro leader nella ricerca sui vaccini antitumorali è confermato dal neo commissario straordinario Maurizio Di Mauro, con il quale l’istituto continuerà a giocare un ruolo cruciale nello sviluppo di strategie terapeutiche innovative.