Ricordando la sua lunga e straordinaria carriera, José Altafini ripercorre i momenti salienti che hanno segnato il suo percorso calcistico, mettendo in luce i legami e le rivalità tra le squadre in cui ha giocato. I suoi ricordi abbracciano le gioie e le difficoltà, il tutto con una passione che ha contraddistinto la sua avventura nel mondo del calcio.
Nel 1958, José Altafini raggiunse il Milan con già un titolo mondiale in tasca. Nonostante un impiego limitato nel club rossonero, il giovane fu testimone di un’annata straordinaria nel calcio. La sua prima esperienza in campo avvenne contro la Triestina, seguita da una sfida al Napoli al Vomero, un stadio dalla grande tradizione calcistica. La squadra si impose con un gol dell’amico Danova, conosciuto come “Pantera”, nonostante Altafini non riuscisse a segnare.
Quella prima stagione non fu che l’inizio di un’epopea calcistica. Il Milan, con campioni del calibro di Nils Liedholm, Schiaffino e Cesare Maldini, si dimostrò una forza dominante. La vittoria per 6-1 in un match di ritorno contro la Triestina è rimasta impressa nella memoria di Altafini, che contribuì con due gol. Sebbene avesse registrato un totale di 28 reti, dovette affrontare la concorrenza di un altro grande attaccante dell’epoca, Angelillo, che conquistò il titolo di capocannoniere con 33 gol.
All’approdo a Napoli, Altafini visse un’esperienza molto diversa rispetto a quella al Milan. Sotto la guida del mister Pesaola, l’allenatore carismatico che aveva anche incrociato la sua strada da avversario, il calciatore si sentì subito accolto e valorizzato. La stagione in cui il Napoli risalì dalla Serie B a un terzo posto in Serie A rimane uno dei momenti più gratificanti della carriera di Altafini. Anche se i trofei vinti non furono numerosi, il legame con i tifosi e l’atmosfera che si respirava in città segnarono una tappa fondamentale nella sua vita.
L’ambientazione napoletana, vivace e appassionata, contribuì a creare ricordi indelebili nella mente di Altafini. La vittoria della Coppa delle Alpi, anche se considerata minore, segnò un traguardo importante, coronato da momenti di festa e celebrazioni.
Pur avendo trovato un nuovo inizio a Napoli, Altafini non dimenticò mai le sfide contro il Milan. La sua storia con i rossoneri continuò a influenzare la sua carriera anche quando indossava la maglia azzurra. Ricorda con rammarico il match del 1965-66, quando il Napoli subì una sonora sconfitta per 4-1 a Milano, con il geniale Rivera protagonista della serata. Nonostante le difficoltà, Altafini siglò un gol, ma la squadra non riuscì a risollevarsi.
I suoi ricordi delle performances contro il Milan cercarono di sfumare ascoltando le gesta di Sivori, un compagno di squadra che sapeva incantare il pubblico con la sua classe e il suo talento. Tuttavia, come spesso avviene nel calcio, la rivalità rimase accesa e le emozioni legate ai confronti diretti rimasero testimonianza di una carriera segnata da grandi battaglie.
Dopo sette anni al Napoli, Altafini affrontò la necessità di cercare nuove avventure. Conscio che il suo contratto stava per scadere, valutò diverse opzioni, tra cui Fiorentina, Roma e Sampdoria. Alla fine, fu la Juventus a conquistare la sua firma. La decisione di trasferirsi a Torino fu motivata dalla voglia di tornare a competere a livello internazionale, con la brillante prospettiva di partecipare alla Coppa dei Campioni.
La scelta di Altafini di indossare la maglia bianconera non sancì la fine dei suoi legami con Napoli. Tuttavia, la sua carriera con la Juve, durata quattro anni, sostenne la segretezza di ricordi stupendi legati alla sua vita partenopea. Il trasferimento restituì a Altafini un nuovo palcoscenico, sebbene con una geopolitica calcistica completamente diversa, lasciando nel cuore un posto speciale per Napoli e i suoi tifosi.