Andrea Carnevale racconta l’orrore del passato: “Mia madre fu uccisa, ho raccolto il suo cervello”

Le riflessioni di Andrea Carnevale, un uomo che ha vissuto un trauma inimmaginabile, aprono una finestra su una violenza domestica spesso invisibile. In un’intervista rilasciata a La Stampa, Carnevale ha condiviso un episodio doloroso della sua infanzia: l’omicidio di sua madre. La sua testimonianza non solo riporta alla luce una tragedia personale, ma sottolinea anche l’importanza della sensibilizzazione contro la violenza di genere.

Il dramma familiare: un racconto di violenza

Un mattino tragico

Andrea Carnevale ricorda un mattino che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza. “Mio padre si è svegliato, ha preso l’accetta ed è andato ad ammazzare mia madre,” racconta. La scena si svolse mentre la madre di Carnevale stava lavando i panni vicino al fiume, luogo che doveva rappresentare un momento di quotidianità. Presente in quel momento c’era anche una delle sorelle di Andrea, ma lui, distratto, stava giocando a pallone nelle vicinanze. Questo dettaglio apparentemente innocente mette in evidenza come, nel giro di pochi attimi, la vita di una famiglia possa trasformarsi da normale a tragica.

Il gesto raccapricciante

Dopo l’omicidio, Carnevale ha compiuto un gesto che nessun bambino dovrebbe mai affrontare. “Ho raccolto il cervello di mia mamma nel fiume e l’ho portato alla caserma,” racconta. Questa affermazione mette in evidenza non solo la brutalità del crimine, ma anche l’incredibile resistenza di un giovane ragazzo costretto a vedere il peggio dell’umanità. La sua dichiarazione al maresciallo che ricevette il suo inquietante “regalo” riassume l’orrore di quel giorno. “Hai visto che poi è successo? Quante volte sono venuto qui, adesso il sangue lo vedi,” sottolinea Carnevale.

Mancanza di rancore

Nonostante l’indicibile dolore vivrà per sempre nella sua memoria, Andrea Carnevale ha raggiunto una forma di perdono. “Oggi però non ho rancore per nessuno,” afferma. Riconosce la malattia mentale che affliggeva suo padre, evidenziando come in molti casi gli aggressori non siano solo criminali, ma individui malati in cerca di aiuto. Questa riflessione invita a considerare la violenza domestica non solo come un atto isolato, ma come parte di un contesto più ampio che richiede comprensione e intervento.

Impegnarsi per un cambiamento: la volontà di fare la differenza

Diventare un testimonial

Andrea Carnevale condivide la sua determinazione a utilizzare la sua storia per aiutare gli altri. “A Milano, l’associazione Telefono Donna mi vorrebbe come testimonial,” spiega. Questo segno di impegno sottintende l’importanza di dare voce a chi ha vissuto esperienze simili, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere e sul supporto da offrire alle vittime.

Un nuovo progetto: la docuserie

La proposta di realizzare una docuserie sulla sua vita rappresenta un altro passo verso la sensibilizzazione. Così facendo, Carnevale spera di far conoscere la realtà di molte famiglie colpite da violenze domestiche e di mostrare la necessità di affrontare il problema. La sua testimonianza si allinea perfettamente con l’idea di trasformare un’esperienza tragica in un vero e proprio atto di resistenza e sensibilizzazione sociale.

Consigli per le nuove generazioni

Infine, Carnevale rivolge un messaggio chiaro alle sue figlie: “La prima volta che un fidanzato o un marito alza una mano su di voi, dovete lasciarlo.” Con parole che risuonano come un monito, Andrea esorta le giovani generazioni a riconoscere segnali di pericolo nelle relazioni e a non tollerare comportamenti violenti. “Alla seconda non ci dovete arrivare, perché quello lo rifarà, sicuro al cento per cento,” conclude, sottolineando l’importanza della consapevolezza e della prevenzione nella lotta contro la violenza domestica.

Le parole di Andrea Carnevale non solo raccontano una storia personale di trauma, ma fungono da spunto di riflessione e azione per un cambiamento profondo e necessario.

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Redazione