Angelo Peruzzi, indimenticabile portiere della Nazionale e campione del mondo, ha rilasciato un’interessante intervista al Corriere della Sera, nella quale racconta il suo attuale stato e la sua visione del mondo del calcio. L’ex calciatore, noto per il suo soprannome “Cinghialone“, ha voluto chiarire come oggi la sua vita sia cambiata profondamente, distaccandosi dal frenetico ambiente calcistico. Attraverso una riflessione sincera, Peruzzi condivide le sue passioni e il piacere di vivere in armonia con la natura, lontano dalle dinamiche del mondo sportivo.
Dopo anni trascorsi tra partite e allenamenti, a distanza di tempo Angelo Peruzzi ha trovato la sua dimensione lontano dai riflettori. “Adesso? A casa ci sto poco,” racconta, rivelando di dedicarsi ai suoi interessi immobiliari e di passare molto tempo all’aperto. La sua quotidianità si riempie di attività che riguardano il suo terreno e i boschi circostanti. Durante la conversazione, l’ex portiere menziona la raccolta di funghi e la caccia al cinghiale, due passatempi che rivelano il suo amore per la natura e la vita all’aria aperta.
Peruzzi parla anche dell’importanza della famiglia e degli amici, sottolineando come le “cose semplici” siano quelle che realmente lo rendono felice. Queste affermazioni pongono in evidenza la sua volontà di riscoprire il valore delle relazioni umane dirette, un aspetto spesso trascurato nel frenetico mondo moderno. La sua esistenza sembra orientata verso una tranquillità che gli permette di riappropriarsi del tempo e degli spazi che lo circondano.
Nel corso dell’intervista, Peruzzi non esita a esprimere la sua opinione sul calcio moderno, un argomento che provoca in lui una reazione evidente. “Il calcio è diventato un cinema, non fa per me,” dichiara, evidenziando come il mondo del calcio sia mutato radicalmente. L’ex portiere spiega che oggi i giocatori sono spesso considerati come parte di un’azienda, con contratti triennali che possono cambiarsi in breve tempo. La mentalità attuale sembra allontanarsi dai valori del passato, sostituita da una logica di business che permea anche le decisioni sportive.
Il suo sguardo critico si sposta sulla gestione dei calciatori, che frequentemente si trovano a richiedere aumenti di stipendio o richieste di cessione. Questi aspetti, secondo Peruzzi, distorcono il senso del gioco e del sacrificio che da sempre caratterizzano il calcio. Con un tono rassegnato, sottolinea la sua percezione di come i portieri stessi siano cambiati; prima il focus era sull’abilità con le mani, oggi si dà più importanza alla capacità di giocare con i piedi, una competenza che l’ex campione non si sente di possedere.
Ricordando i suoi anni nel mondo del calcio, Peruzzi fa riferimento anche al soprannome “Cinghialone” per il quale non nutre particolare affetto. Lui stesso rivela di preferire l’appellativo “Tyson“, un nomignolo datogli dall’allenatore Nils Liedholm, che riflette più il suo temperamento sportivo. Questo rimando ai nomi e alle figure del passato offre un’ulteriore finestra sulla sua carriera, un tempo ricca di trionfi e sfide che oggi sembrano lontane.
Con il passare del tempo, la sua idea di vita si è chiaramente evoluta. Fuori dal campo, Peruzzi ha reinventato se stesso e ha scelto di abbracciare una vita più semplice e autentica, centrata sulla famiglia e la bellezza della natura. Questo nuovo capitolo della sua vita celebra una forma di libertà che può apparire come una fuga, ma in realtà rappresenta una scelta profonda e consapevole.
Angelo Peruzzi continua a vivere con passione le sue nuove avventure, scegliendo un’esistenza che gli consente di godere delle piccole cose. Il suo percorso dimostra che, sebbene il calcio abbia fatto parte della sua vita, ci sono esperienze ben più gratificanti che lo attendono in futuro, lontane dal clamore sportivo.