Un gruppo di discendenti della contessa Marianna Farnararo ha recentemente fatto un’importante richiesta a Papa Francesco. La nobildonna, cofondatrice del Santuario della Madonna di Pompei insieme al Beato Bartolo Longo, merita di essere riconosciuta ufficialmente per le sue virtù cristiane. Questo desiderio è racchiuso in una lettera spedita al Pontefice, nella quale si esprimono speranze e aspettative per un futuro riconoscimento canonico che ne attesti la venerabilità, rendendola un esempio di virtù per tutti i fedeli.
Una significante eredità cristiana
Marianna Farnararo ha giocato un ruolo cruciale nella storia del Santuario della Madonna di Pompei. Insieme a Bartolo Longo, la coppia ha dedicato la propria vita alla costruzione di questa Basilica, simbolo di fede e spiritualità per molti. Partendo dagli umili inizi, i coniugi hanno ricevuto sostegno da donazioni provenienti da ogni parte del mondo, testimonianza della fiducia e dell’affetto che la comunità nutriva verso di loro. Grazie all’impegno e alla determinazione di Marianna, che vendette le sue terre ereditate dal primo marito per finanziare il progetto, la Basilica ha preso forma e si è affermata come uno dei luoghi di culto più visitati d’Italia.
La lettera inviata al Papa sottolinea l’importanza di riconoscere le virtù eroiche di Marianna. I discendenti auspicano che il discernimento della Chiesa possa portare al riconoscimento ufficiale delle sue azioni e del suo spirito di servizio, rendendola un esempio luminoso per le generazioni future. Attraverso questo progetto, i familiari intendono far risaltare l’eredità di Farnararo e promuovere la sua figura all’interno della comunità cattolica.
Richiesta di trasferimento delle spoglie
Un altro aspetto fondamentale della lettera riguarda la volontà di trasferire le spoglie di Marianna Farnararo dal Santuario alla Chiesa, vicino a quelle del marito Bartolo Longo. Attualmente, le sue spoglie si trovano nella cripta del Santuario, una posizione che i discendenti ritengono inadeguata. In effetti, si sottolinea che tale sistemazione genera una disparità di trattamento, dato che entrambi i coniugi sono riconosciuti come fondatori ufficiali della Basilica.
La richiesta inoltrata all’Arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, è sostenuta dalla volontà testamentaria di Bartolo Longo, che esplicitamente desiderava che le sue ossa riposassero al fianco della consorte. Tale mancanza di unità nella sepoltura contrasta non solo con il desiderio di Longo, ma rende anche difficile per i fedeli visitare il luogo di sepoltura durante le celebrazioni di massa, momento in cui la cripta è spesso chiusa. Il messaggio trasmette l’urgenza di questo cambiamento, al fine di onorare la memoria e l’impegno dei due fondatori della Madonna di Pompei.
Sostegno unanime alla causa
L’appello al Papa e all’Arcivescovo ha trovato eco anche tra i discendenti di Bartolo Longo, che hanno condiviso le stesse richieste e sentimenti. Questa solidarietà sottolinea