L’argomento dei falsi preti sta sollevando un acceso dibattito a Napoli, dove la Curia ha recentemente lanciato un allarme ai fedeli. La diocesi ha identificato e denunciato quattro individui che officierebbero riti religiosi senza essere ordini sacerdotali riconosciuti. Tra questi, uno di loro ha deciso di rispondere alle accuse attraverso i social media, affermando che un errore è stato commesso e chiedendo pubblicamente delle scuse da parte della Curia.
La risposta del presunto sacerdote
Contattato tramite un profilo social, il presunto sacerdote ha manifestato indignazione per le accuse mosse dalla Curia di Napoli. «Dobbiamo solo attendere che la Curia di Napoli pubblichi le sue scuse», ha dichiarato, affermando che il comunicato ufficiale conteneva informazioni errate sulle sue qualifiche religiose. Il religioso, nel tentativo di discolparsi, ha sostenuto di essere in possesso di un ordinamento valido e legittimo che, secondo lui, conferirebbe la sua autorità di sacerdote. Nonostante la sua mancanza di riconoscimento formale, afferma di essere un “sacerdote in eterno e per sempre,” evidenziando la sua convinzione di avere il pieno diritto di esercitare il ministero.
Inoltre, il soggetto ha suggerito che le accuse nei suoi confronti siano in parte motivate dal fatto che le sue pratiche, come i matrimoni all’aperto, possano aver infastidito alcuni membri del clero più tradizionale. La sua dichiarazione includeva anche un riferimento a un “Vangelo scomodo” che, a suo dire, respinge le convenzioni religiose abituali e offre una visione alternativa della spiritualità.
L’interazione social e le operazioni non autorizzate
Durante la comunicazione, il presunto sacerdote si è mostrato sorprendentemente disposto a discutere della celebrazione di matrimoni, nonostante le gravi accuse a suo carico. Quando gli è stato chiesto di celebrare un rito nuziale, ha risposto in modo evasivo suggerendo di contattare rispettabili parroci della provincia di Napoli, mostrando così una sorta di ambivalenza rispetto alla sua posizione. Ha anche chiesto il numero di telefono della persona che lo stava contattando per organizzare un incontro, proponendo di proseguire la conversazione in privato.
Nonostante le affermazioni di non prendere compensi per i suoi servizi, l’interazione ha rivelato alcune discrepanze, rendendo evidente che la persona in questione stesse cercando di mantenere un profilo privato e di non esporsi eccessivamente ai margini della legge. Questo ha alimentato ulteriormente le preoccupazioni riguardo alla legittimità dei suoi riti officiati.
Il profilo social e la facciata pubblica
Un’analisi del profilo social del soggetto ha messo in luce immagini in cui appare vestito con abito talare tradizionale, accanto a figure sacre e in scene di celebrazioni. Tali post, sostenuti da un buon numero di “mi piace”, denotano come una parte significativa della comunità sembri comunque sostenerlo o seguire le sue attività. Tuttavia, la discrepanza tra la sua immagine pubblica e la denuncia della Curia solleva interrogativi sull’impatto che questi “falsi preti” possono avere sulla comunità religiosa.
Un video visibile sulla sua pagina mostra il soggetto mentre celebra un matrimonio in un ristorante, sottolineando l’attività non autorizzata di officiamento di riti nuziali, accrescendo così il turbamento tra i rappresentanti ufficiali della Chiesa. La polemica, insomma, continua a essere al centro dell’attenzione pubblica e potrebbe avere ripercussioni significative sulla fiducia dei fedeli nei confronti delle autorità ecclesiastiche e sulla validità dei riti religiosi officiati da persone non riconosciute dalla Curia.