La passione culinaria italiana è infinita e tra le sue specialità più apprezzate si trova l’arancino, una delizia che rappresenta un simbolo della cultura gastronomica siciliana. Questo piatto, che ha origini storiche affascinanti risalenti all’epoca medievale, continua a incantare i palati degli italiani, diventando così un “concept food” che va oltre la semplice tradizione. A partire dall’Arancino Day, celebrato il 13 dicembre, fino alla rivalità tra Catania e Palermo, l’arancino è al centro di un acceso dibattito e sperimentazione che coinvolge i giovani chef in cerca di nuove varianti di questo comfort food.
L’origine storica dell’arancino
La genesi dell’arancino si intreccia con la storia della Sicilia, caratterizzata da influenze arabe che hanno segnato non solo la cucina, ma anche il lessico gastronomico dell’isola. Durante il periodo della dominazione musulmana, si rintracciano i primi accenni di piatti simili a quelli che oggi conosciamo come arancini. Una bellezza intrinseca a questo piatto è la sua forma, che cambia a seconda della zona: a Catania è conica come il vulcano Etna, mentre a Palermo è sferica, richiamando l’aspetto di un’arancia, da qui il termine “arancina“. Le dispute linguistiche, che lo contrappongono, hanno persino attirato l’attenzione dell’Accademia della Crusca, la quale ha dichiarato entrambe le denominazioni corrette.
Un aspetto interessante è che il termine arancina potrebbe rispecchiare il fenomeno della nomenclatura dei piatti nelle culture orientali, dove le pietanze venivano spesso chiamate con nomi di frutti. Questa relazione con la frutta, in particolare con l’arancia, contribuisce a una comprensione più profonda del legame tra il cibo e la terra siciliana.
La cultura culinaria: arancini come cibo da strada
Nel corso dei secoli, gli arancini sono stati tra i primi esempi di cibo da asporto, un aspetto molto valorizzato nel panorama gastronomico contemporaneo. La loro panatura croccante, oltre a essere un richiamo per il palato, riveste un’importanza pratica: mantiene intatto il riso e il ripieno all’interno, rendendoli facilmente trasportabili. Questi piccoli tesori gastronomici sono diventati un pilastro nelle friggitorie e nei ristoranti di tutto il territorio siciliano, rappresentando una tradizione ricca di varianti e reinterpretazioni.
Oggi si possono trovare arancini di ogni sorta, dal classico ripieno di riso allo zafferano con ragù e piselli a creazioni più moderne che combinano ingredienti innovativi come mortadella e pistacchio. In ogni angolo della Sicilia, le botteghe storiche e le nuove aperture mostrano una varietà di arancini che non smettono mai di stupire. Tra i luoghi più noti dove gustarli ci sono le pasticcerie Savia e Spinella a Catania e il Bar Marocco a Palermo, che hanno fatto della loro preparazione una vera e propria arte.
Ricetta classica degli arancini: un viaggio culinario in casa
Preparare gli arancini in casa è un’esperienza che consente di mantenere viva la tradizione gastronomica siciliana. La ricetta classica prevede ingredienti semplici ma genuini. Per realizzare circa 12 arancini, sono necessari:
Ingrediente per il riso
- 500 g di riso Vialone nano
- 1 l di acqua
- 100 g di caciocavallo grattugiato
- 50 g di burro
- 1 bustina di zafferano
- Q.B. di sale
Ingredienti per la farcitura
- 200 g di macinato misto
- 200 g di passata di pomodoro
- 100 g di piselli sgranati
- 100 g di caciocavallo
- Mezza cipolla
- Q.B. di vino rosso
- Q.B. di olio extra vergine d’oliva
- Q.B. di sale
Ingredienti per la panatura
- 4 uova
- 400 g di pangrattato
- 200 g di farina 00
- 1,5 l di olio per friggere
Preparazione
Inizia cuocendo il riso, portando a ebollizione l’acqua con sale e zafferano, quindi aggiungere il riso e cuocere per 12-13 minuti. Una volta pronto, condisci con burro e caciocavallo grattugiato. A parte, in una padella, trita la cipolla e falla soffriggere, aggiungendo la carne e sfumando con vino rosso, segue poi la salsa di pomodoro e i piselli. Lascia cuocere fino ad asciugare il ragù.
Quando il riso è freddo, forma delle palline, farciscile con il ragù e il formaggio, quindi impanale e friggile a 170°C fino a doratura.
Questa delizia, simbolo della cultura siciliana, è più di un semplice piatto: è una celebrazione delle radici culinarie di un’intera regione.