La recente festa di matrimonio tenutasi presso l’Archivio di Stato di Napoli ha suscitato polemiche e preoccupazioni. La direttrice Candida Carrino ha risposto con fermezza alle accuse e alle preoccupazioni avanzate. Al centro della controversia vi è l’uso degli spazi storici per un evento che ha visto la presenza di 270 invitati, accendendo un acceso dibattito sulla sicurezza e sulla tutela dei beni culturali.
Candida Carrino, da cinque anni direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, tiene a precisare che durante l’evento non vi è stato alcun rischio per la sicurezza dell’edificio e dei suoi preziosi contenuti. In risposta alle immagini pubblicate da un quotidiano, che mostravano candele accese e fumi sospetti, Carrino ha chiarito che nessuna candela a fiamma libera è stata utilizzata. “Le luci da tavolo erano illuminate a LED e il fumo visibile era quello generato dal ghiaccio secco,” ha affermato, sottolineando come queste tecnologie moderne non rappresentino un pericolo per i delicati manoscritti e affreschi cinquecenteschi.
La direttrice ha evidenziato la cura mettendo a disposizione solo attrezzature ipotermiche, specificando che le apparecchiature utilizzate erano state accuratamente verificate dal personale tecnico dell’Archivio. “Non è successo nulla di ciò che è stato detto,” ha ribadito Carrino, difendendosi dalle critiche mosse da variegate sigle sindacali e da alcuni esponenti politici. La situazione ha portato a una verifica da parte del Ministero della Cultura, che ha richiesto chiarimenti a causa della denuncia presentata dai sindacati.
La procedura per l’affitto degli spazi ha seguito un iter regolare avviato dai futuri sposi, che avevano fatto richiesta già nel mese di marzo. La direttrice ha confermato che sono stati effettuati numerosi sopralluoghi per verificare la sicurezza degli impianti e per stabilire norme e limiti riguardanti l’organizzazione dell’evento. Carrino ha seguito personalmente ogni fase per garantire il massimo rispetto della normativa, richiedendo anche la presenza di personale sufficiente per vigilare sulla situazione.
Il costo per l’affitto degli spazi è stato di circa 11 mila euro, cifra che include anche il pagamento per il personale addetto e per una polizza assicurativa. Gli spazi utilizzati sono stati selezionati con cura, con un’attenzione particolare alla disposizione dei tavoli lontano dagli affreschi di valore storico. Il catering e il rinfresco sono stati gestiti in modo da rispettare i requisiti di sicurezza e conservazione del luogo.
Di fronte alle critiche ricevute, Carrino esprime una certa amarezza per la mancanza di fiducia nelle istituzioni culturali. Sottolinea che eventi come questo possono rappresentare una nuova dimensione per l’Archivio, trasformandolo in un hub culturale che possa attrarre eventi di livello e contribuire allo sviluppo economico dell’area. La direttrice difende la scelta di affittare gli spazi come leva per generare entrate e sostenere l’amministrazione culturale, affermando che ci si aspetta un atteggiamento costruttivo nei confronti di proposte simili.
La direttrice conclude che il suo impegno per la valorizzazione dell’Archivio di Stato non dovrebbe essere infangato da polemiche infondate. “Ho lavorato incessantemente per recuperare e rendere vivo un luogo che era abbandonato,” afferma Carrino, esprimendo la volontà di continuare a promuovere la cultura e la bellezza della storia, dimostrando che l’Archivio può essere non solo un luogo di conservazione, ma anche uno spazio di incontro e convivialità per la comunità.