Nel bel mezzo della periferia sud di Roma, ad Ardea, nella frazione di Lido dei Pini, si è svolta una drammatica operazione da parte dei Carabinieri di Castel Gandolfo. L’operazione ha portato all’arresto di Claudio De Witt, un noto narcotrafficante latitante, atteso da una condanna di dodici anni per traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina. La vicenda si svolge in un contesto inquietante, caratterizzato da utili informazioni sull’inchiesta e un ambiente sinistro.
l’irruzione dei carabinieri
Un ambiente teso e inquietante
L’irruzione dei Carabinieri in questo comprensorio affacciato sul mare è il culmine di una lunga e complessa indagine. All’interno di un’auto priva di aria condizionata, un quartetto di agenti, evidenziando segnali di crescente tensione, si prepara ad affrontare la missione. L’auto è percorsa da un furibondo frinire di cicale mentre la temperatura atmosferica contribuisce a creare un ambiente opprimente.
Il lavoro di pedinamento e raccolta di informazioni ha richiesto tempo e impegno, ma gli agenti non possono immaginare quale scenario si presenterà a breve. Da un promontorio, i Carabinieri scorgono due imponenti american pitbull terrier, animali che richiamano alla memoria le sanguinose competizioni clandestine di combattimenti tra cani, un fenomeno che si è diffuso in passato. La loro presenza suscita preoccupazione, incrementata da una macabra scoperta: alcune ossa e resti animali si trovano a poca distanza. Testimonianze trapelate indicano che i cani, tenuti in condizioni di malnutrizione per accentuarne l’aggressività, erano nutriti con agnellini vivi gettati nel loro recinto.
Riferimenti storici e moderni
Questa realtà cruenta ricorda da vicino le pratiche disumane di epoche lontane, quando i gladiatori affrontavano animali selvaggi nell’anfiteatro romano. A detta di alcuni esperti, la figura di De Witt, come capo di un’organizzazione narcotrafficante, evoca l’immagine degli imperatori dell’antica Roma. In questo contesto moderno, il potere dei narcotrafficanti è costruito su violenza e denaro, rimarcando un paralelismo non voluto tra il passato e il presente.
la struttura del narcotraffico
Una piramide di potere
Il narcotraffico presenta una struttura piramidale, con una vasta base che comprende manovalanza incaricata della coltivazione e raccolta delle materie prime. Qui sono presenti i lavoratori nei campi, coloro che si occupano dello stoccaggio e della trattazione delle sostanze stupefacenti, con le figure degli spacciatori che operano come punti di contatto diretti con i consumatori finali. Il linguaggio adatto per descrivere il loro operato può essere riassunto nel verbo “to push”, ovvero spingere la vendita della droga.
Gradualmente, al centro della piramide, troviamo gli intermediari: personalità che non si occupano direttamente della produzione o della vendita, ma che svolgono un ruolo cruciale nella logistica del traffico di droga. Corrieri, esperti in frodi, oppure prestanome sono figure essenziali per garantire il funzionamento della rete. Questo livello è vitale per assicurare la circolazione della coca dal luogo di produzione alle piazze di spaccio.
Le figure chiave nel narcotraffico
Salendo nella gerarchia, si incontrano le figure manageriali. Questi broker frammentano e riuniscono le richieste di quantità significative di sostanze stupefacenti, procedendo in modo strategico per assicurare segretezza e efficienza. De Witt, in questo schema, agisce da intermediario esperto, sempre in contatto con diverse parti di questo intricato sistema.
La loro operatività è caratterizzata da una gestione lontana dalla violenza diretta. Infatti, il traffico di droga è integrato con attività lecite che mascherano operazioni illecite, utilizzando mezzi comuni di trasporto per confondere le autorità, rendendo più difficile l’individuazione. In tal modo, seguendo questa linea di azione, le operazioni di trasporto di droga vengono associate a carichi legittimi come frutta e legname.
l’arresto e le conseguenze
La cattura di De Witt
Il 13 di luglio, il momento culminante dell’operazione: De Witt, accortosi della presenza delle forze dell’ordine, mostra segni di nervosismo e apprensione. I Carabinieri decidono di procedere all’irruzione, annullando ogni possibilità di fuga per il latitante. La cattura avviene in un contesto di tensione crescente, allorché diviene palese che De Witt non intende farsi arrestare senza combattere.
Dalle indagini è emerso che l’organizzazione di cui De Witt era a capo era specializzata nell’importazione di cocaina dalla Spagna, con circa 30 chili di prodotto settimanali, utilizzando rotaie e strade diverse. Diverse modalità di trasporto venivano attuate per eludere le autorità; difatti, nei casi in cui il trasporto marittimo risultasse impraticabile, si ricorreva a veicoli a noleggio.
Il passato criminale di De Witt
Claudio De Witt, figlio di un noto narcotrafficante denominato “il tedesco”, è stato coinvolto nel crimine fin dalla giovinezza. La sua ascesa criminale è segnata da episodi controversi, tra cui un arresto avvenuto solo pochi mesi prima della cattura odierna, in cui era stato posto agli arresti domiciliari che, evidentemente, non avrebbero posto fine alla sua latitanza persistente.
Incapace di mantenere la clandestinità, De Witt diventa il simbolo di un sistema ben radicato nella società, in cui le interazioni tra potere e illegalità prevalgono. L’operazione dei Carabinieri non solo segna la fine della latitanza per De Witt, ma si configura anche come un passo decisivo nella lotta contro il narcotraffico a Roma, sollevando interrogativi sull’inefficienza delle misure di controllo attuate finora.
La cattura di Claudio De Witt è dunque un tassello significativo in un puzzle complesso, dove la deterrenza alle varie bande criminali e al traffico di droga continua a rappresentare una sfida cruciale per le autorità italiane.