In un caso che ha scosso profondamente la comunità di Afragola, i Carabinieri hanno arrestato sei persone accusate di violenze sessuali e rapina aggravata, tra cui due frati che ricoprono ruoli significativi in ambito religioso. Le indagini, avviate a seguito di un cruento episodio di rapina, hanno rivelato un contesto ben più inquietante, legato a abusi e minacce subite dalle vittime nel contesto di rapporti con ecclesiastici.
L’arresto e il contesto investigativo
Attività di indagine e provvedimenti cautelari
Nella mattinata di oggi, i Carabinieri della Stazione di Afragola, sotto la direzione del luogotenente Raimondo Semprevivo, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli Nord. Il provvedimento ha coinvolto sei individui, accusati non solo di rapina aggravata in concorso, ma anche di violenza sessuale. Questo arresto rappresenta la conclusione di un articolato lavoro investigativo iniziato lo scorso aprile, a seguito della denuncia di due uomini residenti ad Afragola. La rapina, avvenuta in un’abitazione privata, era stata perpetrata da due individui travisati, armati di mazze e coltelli, che avevano sfondato la porta d’ingresso per sottrarre un telefono cellulare, tentato di portarne via un altro e poi, fortunatamente, avevano abbandonato il colpo.
Le indagini hanno permesso di identificare i responsabili materiali della rapina in un breve periodo, grazie all’analisi di testimonianze e all’impiego di strumenti tecnici avanzati. A sorpresa, la rapina si è rivelata solo la punta dell’iceberg, con le indagini che hanno svelato rapporti pregressi tra le vittime e alcuni frati del territorio.
Le anomalie della rapina e testimonianze
Le dichiarazioni delle vittime hanno indicato che la rapina non era un semplice furto, ma una manovra per nascondere un contesto di violenze e abusi precedenti. I Carabinieri, coordinati dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno attivato operazioni di intercettazione e videoriprese, rivelando dettagli cruciali sul percorso degli autori della rapina, confermando così la validità delle testimonianze.
Il procuratore Maria Antonietta Troncone ha dichiarato che le indagini hanno rivelato il contesto in cui è avvenuta la rapina, consentendo di raccogliere prove che hanno supportato le dichiarazioni delle vittime. Non solo si sono accertati gli autori della rapina, ma è emersa anche la motivazione dietro la scelta di sottrarre specificamente i telefoni cellulari. Questi dispositivi contenevano immagini e conversazioni compromettenti, che avrebbero potuto mettere in difficoltà alcuni frati.
La condotta dei frati e le violenze
Complicità e manovre clandestine
Le indagini hanno rivelato che il parroco di Afragola, padre Domenico Silvestro, aveva orchestrato la rapina per assicurarsi che le prove delle violenze subite dalle vittime non venissero divulgate. La trama si infittisce quando emerge che il mandato per compiere la rapina era stato dato da un frate già coinvolto nella vicenda, che temeva le conseguenze legali delle violenze.
Ulteriori elementi sono emersi da una lettera inviata dagli avvocati delle vittime a frati superiori, nella quale si sottolineava il mancato pagamento delle prestazioni lavorative effettuate nelle strutture religiose. In questo contesto, si faceva anche riferimento a interazioni sessuali coercitive, in cambio di beni di prima necessità e opportunità lavorative.
Le prove raccolte, comprese le intercettazioni telefoniche, indicano che i rapinatori erano stati assoldati specificamente per recuperare i telefoni e cancellare qualsiasi prova di abusi avvenuti in monasteri della zona, inclusa la Basilica Pontificia di Sant’Antonio da Padova.
L’escussione di testimoni chiave
Nel proseguire le indagini, gli inquirenti hanno anche interrogato un altro frate, la cui testimonianza ha confermato il coinvolgimento attivo di alcuni membri del clero nell’organizzazione della rapina. Questo ha confermato le tesi iniziali e ha messo in luce un contesto di abuso di potere e violazioni del legame di fiducia tra le vittime e le figure religiose. Le indagini continuano a svelare un quadro complesso e inquietante, evidenziando la necessità di una riflessione profonda sulle dinamiche di abusi e violenze all’interno delle istituzioni religiose.
La comunità di Afragola, sconvolta da questi eventi, attende ora ulteriori sviluppi da parte delle autorità competenti, auspicando che la verità emerga definitivamente e che le vittime possano trovare giustizia e supporto.