Un’operazione delle forze dell’ordine ha portato all’arresto di tredici membri del clan Esposito/Nappi, con sede nei quartieri di Bagnoli e Agnano. La Squadra Mobile di Napoli ha eseguito gli ordini di custodia cautelare, mentre due ricercati sono attualmente sfuggiti alla cattura. Gli indagati sono sospettati di gravi reati, tra cui associazione mafiosa, spaccio di stupefacenti e possesso di armi, tutti aggravati dall’uso del metodo mafioso. Questo intervento segna un importante passo nella lotta contro la criminalità organizzata nella regione.
L’inchiesta, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha messo in evidenza la capacità del clan Esposito/Nappi di operare con successo nel territorio di Bagnoli e nelle aree limitrofe, sotto le direttive della più potente “Alleanza di Secondigliano”. Le indagini hanno svelato i legami con il clan Licciardi, confermando la rete di alleanze e conflitti con altri gruppi mafiosi per il predominio sui territori dell’area flegrea.
Questo sodalizio criminale ha gestito un ampio traffico di sostanze stupefacenti, con un focus specifico su hashish. La loro operazione comprendeva ogni fase della filiera, dall’approvvigionamento al commercio al dettaglio. La localizzazione in una zona ad alta densità abitativa ha permesso al clan di mantenere un controllo quasi totale su questa importante attività illecita.
Oltre al traffico di droghe, il clan Esposito/Nappi si è infiltrato nella gestione dei parcheggi abusivi e dei locali notturni nel quartiere di Bagnoli. Le indagini hanno evidenziato come l’organizzazione costringesse i parcheggiatori a pagare ingenti somme, minacciando ritorsioni nel caso di rifiuto. Da questo traffico illecito, i membri del clan incassavano fino a 5.000 euro al giorno, alimentando così le finanze interne del sodalizio.
Questa azione di intimidazione permetteva al clan di consolidare il controllo sulla zona, rendendo difficile per i commercianti locali opporsi alla loro influenza. Allo stesso tempo, il possesso di armi da fuoco, alcune delle quali sono state sequestrate durante le indagini, contribuisce a mantenere il clima di terrore e sottomissione tra gli abitanti della zona.
Nel corso dell’operazione, è emersa anche la riapertura di un cold case legato ad un omicidio avvenuto nel 2000. Il G.I.P. del Tribunale di Napoli, su istanza della DDA, ha firmato un nuovo provvedimento di custodia cautelare per uno dei capi del clan Esposito/Nappi, accusato, insieme ad un complice, di essere coinvolto nell’omicidio di Antonio Ivone. Questo delitto, avvenuto nel Rione Traiano, è stato classificato come omicidio doloso aggravato da fattori mafiosi.
Antonio Ivone fu ucciso durante un agguato camorristico mentre si trovava seduto all’esterno di un bar. Il contesto in cui avvenne il delitto ha rivelato tensioni tra il disciolto clan D’Ausilio e i gruppi rivali, culminando in violente vendette per il controllo delle attività illecite nella zona. Le ricostruzioni delle forze dell’ordine hanno evidenziato come le vendette e le guerre tra clan fossero all’ordine del giorno, mostrando un panorama criminale complesso e pericoloso.
Le nuove prove raccolte, in seguito all’analisi di testimonianze e atti documentali, hanno permesso di associare i due indagati a questi eventi violenti, portando a una maggiore comprensione della violenza sistemica messa in atto dai clan della zona. Questo caso, ora riaperto, potrebbe rivelare ulteriori dettagli sul funzionamento interno della criminalità organizzata a Napoli e sul suo impatto sulle comunità locali.