Arrestato dopo due giorni di latitanza il cognato del boss Esposito: dettagli sull’operazione della polizia

Arrestato dopo due giorni di latitanza il cognato del boss Esposito: dettagli sull'operazione della polizia - Ilvaporetto.com

La cattura del cognato del noto boss della camorra, Massimiliano Esposito, segna un’importante vittoria per le forze dell’ordine. Gli agenti della Squadra Mobile di Napoli hanno arrestato l’uomo in una villetta a Castel Volturno, dove si era rifugiato dopo aver ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Questo arresto fa parte di un’operazione più ampia contro il clan Esposito-Nappi, attivo nei quartieri flegrei di Napoli, la cui attività criminale include reati gravi legati al traffico di droga e al racket.

L’operazione contro il clan Esposito-Nappi

Dettagli dell’operazione e arresti

Nella notte di martedì scorso, un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha portato all’arresto di 11 membri del clan Esposito-Nappi. Circa 13 esponenti del clan erano destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare, frutto di indagini approfondite che hanno svelato il giro d’affari e i legami mafiosi dell’organizzazione. Gli indagati sono accusati non solo di associazione mafiosa, ma anche di reati collaterali come la detenzione di armi e lo spaccio di stupefacenti, aggravati dall’uso di metodi mafiosi.

Negli ultimi anni, il clan Esposito-Nappi si è affermato come uno dei protagonisti principali nella gestione degli affari illeciti nella zona di Bagnoli e Agnano, sfruttando la propria notorietà e le proprie connessioni. Il blitz delle forze dell’ordine ha visto un’ampia mobilitazione, con il coinvolgimento di diversi reparti della polizia, che ha messo a segno un duro colpo contro l’organizzazione, interrompendo temporaneamente le loro attività criminali.

Rete di criminalità organizzata

Le indagini hanno rivelato la complessità della rete criminale, che opera sotto l’egida di altri clan affermati, come il clan Licciardi. I membri del clan Esposito-Nappi gestivano una varietà di attività illecite, effettuando alleanze temporanee e guerre per il dominio del territorio. Queste prove mostrano come la loro influenza si estenda ben oltre il traffico di droga, implicandoli anche in sistemi di estorsione e in atti di violenza mirata per mantenere il controllo sul territorio e sui propri affari.

L’indagine ha messo in luce anche il meccanismo delle minacce rivolte ai parcheggiatori abusivi, costretti a pagare sostanziose somme giornaliere affinché potessero continuare la loro attività. Questa forma di estorsione generava guadagni significativi per l’organizzazione e rivelava un modello di comportamento tipico delle organizzazioni mafiose, dove la paura è utilizzata come strumento di controllo.

Attività illecite e traffico di droga

Spaccio di sostanze stupefacenti

Una delle attività più redditizie del clan Esposito-Nappi è stata la gestione dello spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare hashish. Le indagini hanno dimostrato come il gruppo fosse coinvolto in tutta la filiera del narcotraffico, dall’importazione al dettaglio. Il clan si è dimostrato abile nel traffico di droga, mediante un’organizzazione ben collaudata, in grado di anticipare le mosse delle forze dell’ordine e mantenere a lungo la propria attività illecita.

Inoltre, la polizia ha scoperto che il clan utilizzava una rete di distribuzione composta da pusher e complici, creando una struttura in grado di rispondere rapidamente alle dinamiche di mercato e di evitare eventuali controlli delle forze dell’ordine. Tuttavia, nonostante questa apparente solidità strutturale, gli interventi delle autorità stanno lentamente riducendo il loro margine di manovra.

Controllo del territorio e racket

Oltre al narcotraffico, un’altra fondamentale area di interesse per il clan è stata quella dei parcheggi e dei locali notturni di Bagnoli. Gli esponenti del clan hanno imposto un regime di pagamento, sfruttando la loro influenza per costringere i gestori a cedere fette consistenti di profitti. Questo comportamento ha visto il clan raggiungere picchi di guadagno che superavano i 5.000 euro al giorno, un’entrata quotidiana che alimentava ulteriormente le casse dell’organizzazione e le permetteva di restare operativa.

L’abilità di mantenere il controllo su tali attività illecite è anche segno della loro capacità di intimidazione. Le minacce e le rappresaglie nei confronti di chi si opponevano o tentavano di minare il loro dominio rappresentavano un modo efficace per consolidare la propria posizione in un contesto fortemente competitivo come quello della criminalità organizzata.

Cold case e omicidi irrisolti

Nuovi sviluppi nell’indagine sull’omicidio di Antonio Ivone

Nell’ambito dell’operazione recente, la polizia ha anche avanzato indagini su un caso di omicidio irrisolto risalente al 2000. La vittima, Antonio Ivone, fu ucciso in un agguato nel quartiere Rione Traiano, e nuove prove suggeriscono che membri del clan Esposito-Nappi possano essere stati coinvolti. L’indagine ha permesso di collegare i due indagati, già sottoposti a misure cautelari, ai delitti di stampo mafioso legati all’omicidio.

Le indagini attuali hanno migliorato notevolmente la comprensione della dinamica di quel periodo, rivelando come lo scontro tra il clan D’Ausilio, da cui il clan Esposito-Nappi ha preso vita, e altre organizzazioni mafiose locali, contribui a un panorama violento in cui gli omicidi e le vendette personali sono all’ordine del giorno. Gli sviluppi su questo caso irrisolto potrebbero fornire le chiavi per risolvere ulteriormente i casi di violenza legati a questa rete malavitosa, mentre le forze dell’ordine continuano a lavorare incessantemente per combattere la criminalità organizzata a Napoli.

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