La recente cattura di Gennaro De Martino ha suscitato grande attenzione, non solo per il suo passato legato alla criminalità organizzata, ma anche per le modalità della sua evasione. L’operazione condotta dalla Polizia di Stato evidenzia l’impegno delle autorità nel contrastare fenomeni delinquenziali, con un focus particolare su individui che, nonostante la giovane età, hanno già un curriculum criminale di tutto rispetto.
Gennaro De Martino, 27 anni, è stato arrestato dalla Polizia di Stato in seguito all’esecuzione di un provvedimento di determinazione di pene concorrenti. La condanna a suo carico è di ben 4 anni, 2 mesi e 10 giorni di reclusione, emessa per una serie di reati gravi: maltrattamenti in famiglia, porto di armi e oggetti atti ad offendere, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Anche se le accuse si riferiscono a condotte compiute da minorenne, il suo legame con attività illecite è risultato particolarmente allarmante.
De Martino è noto per essere il figlio di Salvatore, soprannominato “cap e guerr”, un personaggio di spicco nel panorama camorristico, ucciso in un agguato il 11 agosto 2021 nel quartiere Ponticelli. Questo contesto familiare, contrassegnato da precedenti penali, lo colloca chiaramente all’interno di un circuito di violenza e illegalità, suggerendo una continuità di comportamenti devianti.
Recentemente latitante, De Martino era evaso dal carcere minorile di Airola , dove si trovava in detenzione. La fuga si era verificata il 25 ottobre 2023, dopo aver praticato un foro nel muro della sua camera. La sua cattura rappresenta quindi non solo un importante risultato per la Polizia, ma anche un chiaro messaggio sull’inefficienza delle modalità di custodia applicate in tali istituti.
L’operazione che ha condotto all’arresto di Gennaro De Martino è stata accolta con soddisfazione da parte di diverse figure politiche e istituzionali. Francesco Maria Rubano, capogruppo di Forza Italia nella Commissione Ecomafie, ha sottolineato l’importanza di questo intervento, definendolo una vittoria per la giustizia e la sicurezza del territorio. Le sue parole esprimono un riconoscimento per le forze dell’ordine e per la Procura della Repubblica, indicandoli come esemplari nella loro lotta contro il crimine.
Rubano ha enfatizzato come il contrasto alla criminalità organizzata non conosca soste e che i risultati ottenuti attestino una presenza concreta dello Stato sul territorio. Questo richiamo alla responsabilità collettiva non è solamente una risposta a una singola situazione, ma si manifesta come un impegno costante per garantire che non ci siano zone d’ombra o impunità per coloro che decidono di sfidare la legge.
In un contesto sociale complesso come quello di Napoli, la dichiarazione di Rubano appare come un tentativo reale di rafforzare la fiducia della comunità nelle istituzioni. Il coraggio degli operatori coinvolti, come sottolineato, merita una lode, evidenziando il lavoro quotidiano che mettono in campo per far fronte a una criminalità radicata e diffusa.
La cattura di Gennaro De Martino non è solo un fatto di cronaca, ma rappresenta un tassello in più nel vasto mosaico della lotta alla criminalità organizzata, un fenomeno che continua a minacciare la tranquillità e la sicurezza dei cittadini.