Un colpo di scena nelle indagini sull’omicidio di Gennaro Ramondino, il cui corpo carbonizzato è stato rinvenuto il 31 agosto scorso nella zona di Pianura. La Polizia di Stato ha arrestato un giovane di 16 anni, ritenuto coinvolto nell’orrendo crimine. L’analisi dettagliata delle circostanze e delle prove ha portato a identificare il luogo e le modalità del delitto, svelando un contesto di violenza legato al traffico di droga.
Le indagini e il ritrovamento del cadavere
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Napoli, in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia e la Procura per i Minorenni di Napoli, si sono approfondite dopo il rinvenimento del cadavere di Ramondino. Il corpo, trovato in un’area incolta, ha suscitato immediatamente l’attenzione degli inquirenti. La prima fase delle indagini ha consentito di ricostruire l’omicidio, avvenuto in un sottoscala di Via Comunale Napoli, noto per essere un punto di riferimento per le attività illecite che caratterizzano il quartiere.
Dopo un’attenta analisi, gli investigatori hanno accertato che il giovane arrestato avrebbe sparato a bruciapelo a Ramondino. Questo è emerso attraverso le testimonianze di alcuni individui e le prove forensi raccolte nel sottoscala, che portano a ritenere che il delitto sia avvenuto nell’ambito di un conflitto legato alla gestione del traffico di droga. Infatti, alla base dell’omicidio ci sarebbero dissidi sulla suddivisione degli introiti derivanti dallo spaccio.
Il ruolo del giovane arrestato e dei complici
Il giovane, già in stato di detenzione per un’altra causa, è il principale indagato per l’omicidio di Ramondino. Nelle prime ore dopo il delitto, insieme ad alcuni complici, sarebbe intervenuto per occultare le tracce dell’evento criminoso. La dinamica dei fatti suggerisce una pianificazione nei movimenti successivi all’omicidio, culminata nel trasporto del cadavere in aperta campagna, dove è stato trovato carbonizzato. Gli inquirenti hanno sottolineato come il tentativo di distruggere ogni prova sia una pratica comune nei crimini legati a bande criminali.
In aggiunta al fermo del giovanissimo indagato, un altro individuo maggiorenne è stato sottoposto a fermo per favoreggiamento e occultamento del cadavere. Questo ha ampliato il raggio delle indagini, rivelando un sistema complesso e interconnesso tra i membri del gruppo criminoso.
Il ritrovamento dell’arma e l’iter giudiziario
Il proseguimento delle indagini ha portato al rinvenimento dell’arma utilizzata per l’omicidio, né più né meno che un elemento chiave per la prosecuzione del procedimento giudiziario. L’arma è stata individuata e sequestrata in una zona di campagna nei pressi del quartiere Pianura, evidenziando così la determinazione degli inquirenti di ricostruire ogni aspetto utile alla chiusura del caso.
Il provvedimento cautelare emesso nei confronti del giovane potrebbe essere impugnato, ricordando che le procedure giuridiche tutelano la presunzione di innocenza fino alla prova contraria in un processo. Nell’ambito delle indagini preliminari, la situazione attuale rappresenta solo una parte di un quadro più complesso che si delinea man mano che emergono ulteriori dettagli sulle persone coinvolte e sulla rete criminale attiva nella zona.
Questa vicenda, tragicamente, mette in luce come questioni di sfruttamento illegale possano degenerare in atti estremi, evidenziando la necessità di un costante monitoraggio da parte delle autorità per contrastare il crimine e garantire la sicurezza dei cittadini.