Arresti a Viareggio: colpiscono il campione Charles Leclerc e un manager inglese con rapine audaci

Arresti a Viareggio: colpiscono il campione Charles Leclerc e un manager inglese con rapine audaci - Ilvaporetto.com

Due rapine audaci, un campione di Formula 1 e un manager con origini inglesi: la cronaca nera di Viareggio prende una piega drammatica con l’arresto di Francesco Pinto, Annamaria Nocerino e Luciano Allinoro. L’operazione, avvenuta il 18 aprile dello scorso anno, ha portato alla denuncia di crimini che hanno scosso l’opinione pubblica locale e non solo.

La rapina a Charles Leclerc

Il 18 aprile 2022, il noto pilota della Ferrari, CHARLES LECLERC, è diventato vittima di una rapina che ha interessato un orologio di grande valore. Gli indagati Francesco Pinto, Annamaria Nocerino e Luciano Allinoro sono stati arrestati per aver presumibilmente aggredito Leclerc e sottratto il suo PREZIOSO RICHARD MILLE, valutato circa 2,5 milioni di euro. La condotta degli arrestati è stata definita “gravemente indiziata” in quanto, oltre al furto del marinaio, sono stati coinvolti in un’altra tentata rapina, questa volta ai danni di un Rolex Daytona dal valore di 40mila euro.

L’analisi delle immagini di videosorveglianza pubbliche e private ha rivelato dettagli cruciali per ricostruire la dinamica del crimine. L’inchiesta ha stabilito che i due autori principali, Stefanoni e Pinto, utilizzavano uno scooter intestato a un prestanome per la fuga, mentre Allinoro e Nocerino, a bordo di un SUV affittato a Napoli, hanno fatto da complici. Il piano appariva ben orchestrato: mentre Pinto e Stefanoni attaccavano Leclerc, Allinoro e Nocerino si sono attivati per monitorare e ostacolare eventuali reazioni da parte della vittima.

L’attività investigativa

Le indagini, lunghe e articolate, hanno coinvolto attività tecniche di alta precisione. Gli inquirenti hanno effettuato un’ampia analisi delle registrazioni delle telecamere di sorveglianza e hanno interrogato diversi testimoni, il che ha portato all’individuazione dei colpevoli con estrema accuratezza. L’indagine ha messo in evidenza non solo i fatti della rapina a Leclerc, ma ha anche permesso di collegare i tre arrestati a un altro episodio criminale avvenuto nella stessa notte.

In particolare, Allinoro e Nocerino sono stati accusati di aver svolto un ruolo attivo nel pedinamento della vittima, costituendo una vera e propria rete di supporto per il duo protagonista della rapina. Questa organizzazione ha facilitato la fuga dei rapinatori, permettendo loro di abbandonare rapidamente il luogo del crimine e di dirigersi verso Napoli. L’approccio sistematico e coordinato degli indagati suggerisce una premeditazione e una capacità organizzativa elevata, rendendo l’inchiesta ancora più complessa.

Altre rapine nella stessa notte

Sempre nella stessa notte della rapina a Leclerc, Pinto e i suoi complici hanno tentato di aggredire una giovane coppia nei pressi di Forte dei Marmi. La dinamica di questa altra aggressione è stata similare: Pinto ha cercato, con violenza, di strappare un orologio dal valore di 40mila euro dal polso di un giovane. Fortunatamente, in questo caso non è riuscito a portare a termine l’azione criminale grazie all’intervento fortuito di alcuni passanti.

Inoltre, l’accusa ha evidenziato un altro crimine avvenuto solo quindici minuti prima dell’una del 2 agosto, durante il quale Pinto e Allinoro avrebbero tentato di derubare un manager di origini inglesi. Questo episodio di violenza prevede minacce e l’uso di una pistola, a completare un quadro di aggressione e intimidazione che ha caratterizzato l’operato dei tre indagati.

Condanne e appello

A seguito delle indagini, il Gup di Lucca ha emesso delle condanne significative. Pinto e Allinoro sono stati condannati a 10 anni e 8 mesi di reclusione, mentre Nocerino ha ricevuto una pena di 6 anni e 5 mesi. Tuttavia, la Corte d’Appello di Firenze ha successivamente rivisto queste sentenze, riducendo la condanna di Pinto a 7 anni e 4 mesi, mentre quella di Nocerino a 4 anni e 8 mesi. Allinoro, invece, ha visto confermata la propria pena.

Le sentenze hanno confermato una corresponsabilità tra i vari indagati, evidenziando che le attività di rapina e violenza avvenute in diverse circostanze non erano isolate, ma parte di uno schema più ampio di crimine organizzato. Le indagini continuano, così come le contestazioni legali, in un contesto dove il confine tra innocenza e colpevolezza si gioca anche su sentenze appellate.

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