L’arresto di Luigi Di Martino, alias detto “‘o Profeta”, e di Gennaro D’Antuono segna un momento cruciale nelle indagini relative all’omicidio di Tommaso Covito, avvenuto oltre vent’anni fa a Santa Maria La Carità, nel napoletano. Le risultanze delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia hanno portato a una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli. Questo caso, che ha scosso profondamente il territorio, evidenzia le dinamiche di potere all’interno della camorra e i conflitti tra diversi gruppi criminali.
Le circostanze dell’omicidio
Un colpo mortale
L’omicidio di Tommaso Covito si è svolto la sera del 12 novembre 2000. Mentre guidava la sua Volkswagen Polo in via Petraro, Covito è stato affiancato da un motociclo su cui viaggiavano due uomini. Da dietro, Gennaro D’Antuono, al volante della moto, ha permesso a Luigi Di Martino di aprire il fuoco sul conducente, colpendo a morte Covito con numerosi proiettili. Al momento dell’attacco, la vittima non era sola: a bordo c’erano due passeggeri che, fortunatamente, rimasero illesi.
Il passato di Tommaso Covito
Covito, in passato legato al clan Imparato, era ritenuto una figura di spicco nel gruppo dei Moscarella. Questa affiliazione lo aveva reso un bersaglio nei conflitti interni tra bande rivali. La tensione crescente tra il clan dei Moscarella e quello dei Cesarano all’epoca aveva creato un clima di violenza che ha portato alla sua esecuzione. L’omicidio è ritenuto parte di una strategia da parte dei Cesarano per ristabilire il loro dominio nel territorio.
L’inchiesta e le indagini
L’evoluzione delle indagini
Sin dall’inizio delle indagini, le forze dell’ordine hanno focalizzato la loro attenzione sui conflitti di camorra e sulle rivalità tra i gruppi. I carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata, attraverso un continuo lavoro di intelligence e testimonianze, hanno ricostruito i dettagli cruciali che hanno portato all’identificazione degli autori dell’omicidio. La scissione del clan dei Cesarano, che ha portato alla nascita dei Moscarella ed ha indebolito la loro struttura, è stata una chiave di lettura importante per comprendere il contesto dell’omicidio.
L’arresto dei capi
Il 16 settembre 2023, i carabinieri hanno finalmente eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Di Martino e D’Antuono. Questo provvedimento, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia e approvato dal giudice per le indagini preliminari di Napoli, fornisce nuovi elementi sulla responsabilità di questi due uomini nell’omicidio di Covito. Entrambi sono accusati di omicidio aggravato da premeditazione e da finalità di agevolazione del clan Cesarano, e sono considerati elementi chiave nella trama criminale che ha segnato quegli anni nel Napoletano.
Il contesto della camorra
I clan e le rivalità
La rivalità tra i clan della camorra, in particolare tra i Cesarano e i Moscarella, ha avuto ripercussioni significative sulle dinamiche di potere nella regione di Napoli. Questa tensione non è solo una questione di territorio, ma anche di controllo su attività illecite e traffico di droga. L’assassinio di Covito è emblematico delle violenze che hanno caratterizzato questo panorama criminale, trasformando la lotta per il controllo del territorio in un conflitto sanguinoso con effetti devastanti sulla comunità.
Gli effetti sociali
Le guerre tra clan hanno lasciato il segno su Santa Maria La Carità e sulle aree limitrofe, con un aumento della paura e dell’insicurezza tra i cittadini. Le autorità sono costantemente impegnate non solo a contrastare queste attività illecite, ma anche a ristabilire la fiducia della popolazione nelle istituzioni. Il caso di Covito, riaperto dopo oltre vent’anni, dimostra come la lotta contro la camorra richieda tempo, determinazione e un’approfondita analisi del contesto sociale e storico.
L’arresto di Luigi Di Martino e Gennaro D’Antuono rappresenta un passo significativo nell’azione della giustizia contro la camorra, ma mette anche in luce la complessità e le sfide che ancora caratterizzano la lotta alla criminalità organizzata.