Arresto di una ragazza a Milano: fermata mentre tentava di unirsi all’Isis in Siria

Una ragazza di diciannove anni è stata arrestata a Milano per presunti legami con il terrorismo jihadista, con l’accusa di voler partire per la Siria per unirsi all’Isis. Hafsa M., originaria del Kenya e residente a Carugate, è stata bloccata dagli agenti della Digos all’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio. Le autorità hanno messo in evidenza come l’indagata avesse intrapreso un percorso di radicalizzazione che l’aveva spinta a cercare di partecipare attivamente alla jihad islamica.

Dettagli sul caso e sull’indagine

L’inchiesta è iniziata lo scorso ottobre, grazie al monitoraggio dei movimenti online di gruppi jihadisti, da parte della Sezione Antiterrorismo Internazionale e della Direzione Centrale per il Contrasto dell’Estremismo Terroristico. Gli agenti hanno riscontrato la presenza di un profilo social dedicato alla condivisione di video di propaganda jihadista, in cui appariva una giovane donna con il niqab. Dopo un’attenta analisi, questa è stata identificata come Hafsa M..

Le indagini hanno rivelato che la diciannovenne, già ospite di una comunità di accoglienza e proveniente da un contesto familiare difficile, stava sviluppando un’accelerazione nel suo processo di radicalizzazione. Con l’intento di fuggire verso la Turchia e successivamente raggiungere zone sotto il controllo di formazioni jihadiste, Hafsa aveva dimostrato una crescente determinazione. Le attività tecniche hanno permesso di tracciare contatti con numeri telefonici provenienti dal Medio Oriente, suggerendo che fosse stata in contatto con individui pronti a facilitarne la partenza.

Recentemente, la giovane ha fatto più tentativi di acquistare un biglietto aereo per Istanbul, riuscendo infine a prenotare un volo il 29 novembre. Gli agenti di polizia, attenti ai suoi movimenti e già allertati, l’hanno fermata dopo il check-in, impedendole di imbarcarsi. La portabilità del suo dispositivo ha confermato i suoi interessi verso l’uso di armi e una connessione con un uomo in Turchia, il quale sembrava aspettarla.

La motivazione dietro la fuga

In un contesto sociale e religioso complesso, Hafsa ha utilizzato le piattaforme social per esprimere la sua ideologia. Non ha esitato a dichiarare la necessità per le donne di partecipare attivamente alla jihad, citando la figura storica di Aisha, la seconda moglie di Maometto, come esempio da seguire. Nei dialoghi online con alcuni contatti turchi, ha apertamente affermato di sentirsi una supporter dell’Isis, come riportato nel provvedimento del giudice Luca Milani.

Durante l’udienza di convalida, la diciannovenne ha chiarito le sue motivazioni, affermando di aver voluto raggiungere la Turchia per sposarsi con un uomo conosciuto tramite i social. Ha anche menzionato di sentirsi scossa dalle sofferenze degli innocenti nei conflitti, giustificando la necessità di una reazione armata contro chi reprime la fede musulmana. Queste dichiarazioni hanno chiarito il suo sostegno alle ideologie violente; molte delle sue azioni apparivano strategiche e mirate.

La figura della ragazza e il contesto di riferimento

L’ordinanza di fermo ha evidenziato come la propensione alla partenza per i conflitti e il contatto con soggetti legati all’Isis non fossero frutto di un’improvvisa impulsività, bensì un’alternativa studiata e programmata. Hafsa M. ha manifestato un’ideazione giovanile intrinsecamente legata alla radicalizzazione, in un momento storico dove il terrorismo islamico continua a rappresentare una minaccia concreta e significativa.

I messaggi condivisi sui social network hanno documentato come la giovane avesse programmato la sua fuga, visitando ripetutamente l’aeroporto di Bergamo per cercare di allontanarsi dal territorio italiano. Questi sforzi, combinati con la sua connessione con altre reti jihadiste, pongono l’interrogativo sulla vulnerabilità dei giovani a ideologie estremiste. Il quadro così delineato dall’operazione della Digos chiarisce non solo la pericolosità della situazione, ma anche la necessità di un continuo monitoraggio e intervento per prevenire la radicalizzazione di individui già in situazioni di fragilità.

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Filippo Grimaldi