Arresto di un’insegnante di sostegno a Castellammare: ecco come è iniziata la vicenda

La notizia che ha scosso la comunità scolastica di Castellammare di Stabia ruota attorno all’arresto di un’insegnante di sostegno, emerso da un’inchiesta avviata due mesi fa. Tutto è iniziato a seguito della sospensione di un ragazzino di 12 anni, sorpreso a fumare nei bagni della scuola «Catello-Salvati». Questo episodio ha aperto un vaso di pandora, rivelando presunti abusi che hanno coinvolto diversi ragazzi. La situazione si è progressivamente aggravata, portando a un intervento delle forze dell’ordine e a reazioni di massa da parte dei genitori.

La sospensione e la rivelazione

Il 12 novembre scorso, un ragazzino di 12 anni è stato sospeso dopo essere stato sorpreso mentre fumava nel bagno della sua scuola. Questa decisione ha scatenato una serie di eventi inaspettati, poiché il giovane ha deciso di parlare con i genitori riguardo ai comportamenti sospetti della sua insegnante di sostegno, la stessa che lo aveva sospeso. Durante questa conversazione con i familiari, il ragazzino ha mostrato loro una chat di gruppo che chiamava «La saletta». Questo gruppo non includeva solo l’insegnante, ma anche sei alunni di età compresa tra 11 e 13 anni.

La chat conteneva messaggi audio con riferimenti sessuali espliciti, suscitando fin da subito l’allerta nell’ambiente familiare. I genitori, preoccupati e increduli, hanno deciso di agire immediatamente e aizzare una denuncia nei confronti dell’insegnante. Complessivamente, sono state sporte cinque denunce ai carabinieri, avviando così un’inchiesta ufficiale.

La reazione dei genitori e la spedizione punitiva

Il 14 novembre, la vicenda ha preso una piega drammatica quando un gruppo di circa trenta madri si è organizzato per protestare contro l’insegnante. Determinate a ottenere giustizia per i propri figli, queste donne hanno fatto irruzione nell’istituto, aggredendo la docente e il padre di lei, intervenuto in aiuto della figlia. Un evento che ha scosso non solo la scuola, ma anche l’intera comunità, ponendo sotto la lente d’ingrandimento la sicurezza e la protezione dei minori all’interno delle istituzioni educative.

La dirigente scolastica, Donatella Ambrosio, ha immediatamente richiesto e ottenuto un presidio delle forze dell’ordine all’esterno della scuola, segno di come la situazione fosse diventata molto tesa e potenzialmente pericolosa. I genitori, tra cui Teresa Manzi, che aveva preso la parola sui social, hanno esposto due striscioni chiaramente provocatori, chiedendo protezione e solidarietà, facendo sentire la loro voce.

L’inchiesta e la raccolta delle prove

Con il procedere dell’inchiesta, gli inquirenti si sono concentrati sulle chat incriminate e sugli audio raccapriccianti che erano emersi. Le forze dell’ordine hanno sequestrato i telefoni della docente e degli alunni coinvolti per ottenere prove concrete. I racconti delle famiglie hanno iniziato a trovare riscontro nei dati acquisiti.

In particolare, i bambini e le bambine che frequentavano la classe speciale sotto la guida dell’insegnante hanno cominciato a rivelare dettagli sconcertanti. Con l’assistenza di esperti psicologi, hanno narrato di avere subito condizionamenti psicologici, minacce e vere e proprie offese. Questi racconti hanno svelato al pubblico un quadro allarmante di un ambiente scolastico che doveva invece essere sicuro e protettivo.

L’arresto dell’insegnante

Nonostante i tentativi di autocancellazione dei contenuti nelle chat, alcune delle prove sono rimaste salvate e sono state sottoposte all’attenzione della magistratura. L’inchiesta ha portato, infine, all’arresto della docente quarant’enne, che ora si trova in carcere. La situazione ha acceso un dibattito intenso sulla responsabilità degli educatori e sulla sicurezza dei ragazzi nelle scuole, evidenziando le fragilità del sistema educativo e la necessità di vigilare attentamente sul benessere dei minori.

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Valerio Bottini