La storia di una giovane atleta di Portici ha sollevato gravi preoccupazioni legate all’anoressia nell’ambiente sportivo. La denuncia del padre della ragazza ha portato alla temporanea sospensione dell’allenatrice, accusata di fornire pillole a un’adolescente in difficoltà. Questo episodio ha messo in luce i rischi di comportamenti irresponsabili in ambito sportivo e la necessità di vigilanza su tali pratiche.
Un padre preoccupato per la salute della figlia
All’inizio del 2023, un padre si è trovato a fronteggiare il deterioramento della salute della propria figlia di 13 anni, appassionata di atletica leggera. Ciro ha notato una preoccupante perdita di peso, accompagnata da un cambiamento dell’umore della giovanissima atleta. “Abbiamo pensato che fosse un problema comune in adolescenza,” racconta Ciro. Nonostante frequentasse gli allenamenti insieme alla figlia, notava che la situazione stava peggiorando, rendendo la giovane sempre più cupa e distante.
Dopo aver consultato l’allenatrice, il padre ha ricevuto rassicurazioni: “Ci disse che era una fase normale e che ne avrebbe parlato con lei”. Tuttavia, la perdita di peso si è rivelata molto più seria, portando la ragazza a raggiungere un peso di 47 kg, a fronte di un’altezza di oltre 1,70 metri. Preoccupato, Ciro ha quindi costretto la famiglia a visitare un medico, il quale ha inizialmente escluso problematiche fisiche. Tuttavia, il comportamento della figlia non accennava a migliorare, spingendo i genitori a cercare supporto psicologico e nutrizionale.
Diagnosi di anoressia e approfondimento del caso
Solo nel luglio 2023, la giovanissima atleta ha ricevuto diagnosi di anoressia nervosa. Grazie al supporto di uno psicologo, la situazione ha cominciato a migliorare gradualmente. Durante questo percorso, la giovane ha avuto il coraggio di rivelare ai genitori che l’allenatrice le aveva somministrato delle pillole. Questo confessionale ha lasciato Ciro incredulo, ma le prove in forma di messaggi WhatsApp tra la figlia e la coach hanno avvalorato la sua testimonianza.
Ciro ha scoperto che l’allenatrice tentava di convincere la ragazza a non rivelare nulla ai genitori riguardo a tali somministrazioni, rendendo chiaro che ci fosse qualcosa di molto più preoccupante dietro quel comportamento apparentemente innocuo. La giovane ragazza si sentiva malissimo e, pur volendo condividere la verità, era influenzata dalla figura della coach, che si era mostrata disponibile e comprensiva.
Le conseguenze legali e la squalifica dell’allenatrice
A seguito di questa rivelazione, il padre non ha esitato a intraprendere azioni legali. Ciò ha portato a un’indagine da parte della FIDAL , che ha ascoltato le testimonianze pertinenti e visionato la documentazione fornita dalla famiglia. Come risultato, l’allenatrice è stata sospesa per tre mesi e l’associazione sportiva a cui era legata ha subito una multa di 1.000 euro. La coach ha difeso la sua posizione asserendo di aver somministrato semplici integratori, ma la mancanza di competenze per fornire tali indicazioni a una minorenne ha sollevato seri interrogativi sulla sua condotta.
Ciro ha raccontato di come fosse scioccante scoprire che la coach operasse in modo così subdolo, mentre lui stesso era presente agli allenamenti. Secondo la testimonianza della figlia, sarebbero state sei le pillole somministrate in totale, ma la loro precisa natura rimane sconosciuta. La situazione ha colto di sorpresa anche altri genitori, che inizialmente avevano mostrato preoccupazione per la condizione della ragazza, ma che dopo la denuncia hanno cominciato a distaccarsi.
La situazione attuale e le indagini in corso
Mentre la vicenda giuridica si sviluppa, i carabinieri sono attualmente impegnati in indagini, avendo già ascoltato Ciro e sua figlia. Quest’ultima, nel frattempo, ha trovato un nuovo ambiente sportivo dove poter allenarsi, dimostrando un segno di ripresa. Le indagini si sono ampliate, includendo altre adolescenti che potrebbero aver vissuto esperienze simili.
Questo caso ha messo in evidenza la necessità di una maggiore vigilanza nei centri sportivi e della formazione di allenatori in materia di salute e benessere per le giovani atlete. La speranza è che simili episodi non si ripetano e che le pratiche sportive siano sempre più orientate al rispetto della salute fisica e psichica dei giovani atleti. La comunità sportiva continua a monitorare le evoluzioni di questa faccenda, pronta a raccogliere nuove testimonianze e a garantire un ambiente sano e protettivo per tutti gli sportivi.