Attentato a Bacoli: arrestata la presunta mandante di un’esplosione contro un ufficiale della Finanza

L’attentato dinamitardo avvenuto a Bacoli il 21 marzo 2023 ha scosso l’opinione pubblica, non solo per la violenza con cui è stato perpetrato, ma anche per le complessità legate alla dinamicità dei rapporti familiari. Al centro della vicenda c’è una donna, Viviana Pagliarone, accusata di essere la mandante dell’attacco contro il suo ex marito, un ufficiale della Guardia di Finanza che, fortunatamente, è uscito illeso dall’esplosione. Questo caso ha messo in luce conflitti personali che si intrecciano con elementi di cronaca nera e giustizia.

Retroscena di una separazione conflittuale

Le circostanze che hanno portato all’attentato affondano le radici in una separazione estremamente conflittuale tra Viviana Pagliarone e il suo ex marito, un maggiore della Guardia di Finanza. Al centro del contendere vi è un bimbo di tre anni. La separazione ha generato un clima di tensione tale da sfociare in un contenzioso legale per l’affidamento del minore. “È stata una separazione conflittuale, con conseguenti reciproche denunce,” ha riportato la vittima agli inquirenti, evidenziando l’atteggiamento ostile della Pagliarone, che avrebbe cercato di ostacolare il suo diritto di visita al figlio.

Questa controversia legale sembra aver fomentato un rancore inestinguibile, culminato in un piano per mettere in pericolo la vita dell’ex marito. Arrestata e accusata di attentato, la donna avrebbe agito mossasi da una feroce determinazione, secondo i carabinieri di Napoli. Le indagini hanno rivelato che, in preda a una rabbia mal gestita, Pagliarone non si sarebbe fermata davanti a nulla pur di impedire all’ex coniuge di allontanarsi dal bambino.

Il coinvolgimento di un esecutore materiale

Le indagini hanno portato alla luce un altro protagonista, Franco Di Pierno, identificato come esecutore materiale dell’attentato. Secondo quanto emerso, la Pagliarone avrebbe instaurato un contatto con Di Pierno tramite un legale, e i due si sarebbero incontrati nel suo studio legale, dove si sarebbero accordati per l’azione criminale. Di Pierno figura come colui che ha ideato e realizzato l’esplosivo, con il sostegno di collaboratori, tra cui Giovanni Di Stefano, arrestato durante il blitz delle forze dell’ordine.

Il piano presunto si basa su elementi di forte premeditazione, con l’iniziale progettazione dell’attentato che ha preso forma in un’atmosfera di crescente tensione familiare. Gli inquirenti hanno evidenziato come la scelta di un attacco dinamitardo sia stata non solo un tentativo di intimidazione, ma un modus operandi scellerato per risolvere una disputa personale.

Indagini e sviluppo del caso

Ulteriori complicazioni sono emerse con l’identificazione di Ciro Caliendo, imprenditore vitivinicolo, come terzo indagato. I carabinieri hanno tracciato un collegamento tra Caliendo e l’ordigno utilizzato per l’attentato. Sembra che Caliendo avesse realizzato il congegno esplosivo e fornito il telecomando, utilizzato da uno degli altri complici per l’esecuzione del reato.

Il quadro complessivo del caso è reso ancora più inquietante dal coinvolgimento credibile di Caliendo, già indagato per un altro omicidio legato alla morte della moglie in un grave incidente stradale. Questo incrocio di vicende rappresenta una spirale di violenza e conflitti che testimonia come la vita personale di alcuni individui possa degenerare in situazioni tragiche e violente.

Nella giornata di ieri, le udienze in tribunale hanno visto il PM Maurizio De Marco richiedere una condanna di dieci anni di carcere per l’esecutore materiale, segno che le autorità continuano a perseguire con determinazione i responsabili di questo atroce episodio. La notizia dell’arresto della presunta mandante, Viviana Pagliarone, ha aggiunto un ulteriore tassello a una storia già complessa, confermando la fermezza delle indagini in corso e il coinvolgimento profondo di dinamiche familiari in crimini di questa portata.

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Redazione