Attiviste denunciano richieste umilianti dopo fermo in questura: inchiesta avviata

Un episodio controverso ha colpito il dibattito pubblico dopo il fermo di attivisti a Brescia. Il movimento Extinction Rebellion ha reso noto attraverso un video diffuso sulla loro pagina Telegram quanto accaduto alle 23 persone trattenute dalla polizia in seguito a una protesta. Le immagini rivelano una situazione particolarmente inquietante, riguardante la condotta delle forze dell’ordine nei confronti delle donne trattenute. L’accaduto ha alimentato le polemiche sull’uso della forza da parte della polizia e sui diritti all’interno delle manifestazioni di protesta.

Il fermo degli attivisti e l’intervento della polizia

L’incidente ha avuto luogo nella mattinata di un giorno di proteste, quando membri di Extinction Rebellion, assieme a attivisti di Palestina Libera e Ultima Generazione, hanno bloccato l’ingresso della sede di Leonardo a Brescia. Le forze dell’ordine, in risposta a quella che è stata interpretata come una violazione dell’ordine pubblico, hanno proceduto al fermo di 23 attivisti. Questi, secondo le dichiarazioni riportate, hanno subito un lungo interrogatorio di oltre sette ore presso la questura, suscitando preoccupazione tra colleghi e sostenitori del movimento.

Le modalità del fermo hanno sollevato interrogativi su quanto accaduto all’interno delle stanze della polizia. Non sono solo le condizioni del trattenimento ad essere sotto esame, ma anche il trattamento specifico riservato alle donne. Infatti, secondo quanto denunciato da una delle attiviste, sarebbe stata richiesta loro di spogliarsi e di svolgere esercizi fisici. Questa pratica inusuale ha gettato un’ombra su un’operazione che già di per sé solleva dubbi legittimi su come vengono gestite le manifestazioni di dissenso.

La denuncia di umiliazione e le richieste di giustizia

Nelle ore successive al rilascio, il video pubblicato ha messo in evidenza la gravità della situazione, nel quale le donne avrebbero subito umiliazioni e richieste ingiustificate. “Chiederemo giustizia, anche questa volta, affinché il diritto al dissenso venga difeso, onorato e protetto,” sono le parole forti espresse dal movimento ambientalista che sta mobilitando i suoi sostenitori a diffondere e condividere le testimonianze di quanto avvenuto.

Il racconto delle attiviste si è rivelato un grido d’allerta, non solo su quanto accaduto a Brescia, ma su una prassi più ampia di possibili abusi da parte delle forze dell’ordine durante operazioni di questo tipo. La richiesta di spogliarsi e di eseguire esercizi, secondo le denunce, è rappresentativa di un modo di trattare il dissenso che ha bisogno di essere esaminato e contestato. Extinction Rebellion ha, quindi, invitato tutti a prestare attenzione e a unirsi in una chiamata per una maggiore attenzione al rispetto dei diritti umani nelle operazioni di polizia.

L’interrogazione parlamentare: una richiesta di chiarimento

La situazione ha attirato l’attenzione anche del politico Marco Grimaldi, vice capogruppo di Avs alla Camera. Grimaldi ha ufficialmente presentato un’interrogazione parlamentare riguardo ai fatti di Brescia, chiedendo ai vertici della questura di spiegare il motivo del lungo fermo e le ragioni dietro le richieste ritenute umilianti. Le sue parole segnano un passo importante nel cercare di ottenere chiarezza e accountability da parte delle forze dell’ordine.

“Spieghino gli agenti della questura di Brescia come mai hanno sottoposto a 7 ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute,” ha esclamato Grimaldi. Il politico ha poi espresso la sua indignazione sull’uso di pratiche che considera abusive, sottolineando che abusi come questi non dovrebbero ripetersi in un paese che si propone di rispettare i diritti civili. La pressione pubblica e politica potrebbe rivelarsi cruciale per fare in modo che situazioni simili siano investigate e che eventuali colpevoli siano chiamati a rispondere per le loro azioni.

La tensione rimane alta mentre la questione viene monitorata e discussa da istituzioni e attivisti, testimoniando l’importanza del dialogo sui diritti civili e sull’attivismo.

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Redazione