Nel 2022, l’Italia ha visto un incremento delle interruzioni volontarie di gravidanza , con un totale di 65.661 casi segnalati. Questo aumento rappresenta un incremento del 3,2% rispetto all’anno precedente. In particolare, si riscontra una maggiore incidenza tra le donne straniere, con un incremento del 4,9% rispetto alle italiane . Il report del ministero della Salute, presentato nelle ultime settimane, fornisce un quadro dettagliato e complesso delle dinamiche legate all’aborto nel Paese, rivelando non solo un aumento degli aborti tra le minorenni, ma anche un cambiamento significativo nelle modalità di interruzione.
Il rapporto del ministero sottolinea un dato preoccupante: il tasso di abortività tra le minorenni è pari a 2,2 per 1.000, mantenendo un trend di crescita già avviato nel 2021. Nonostante ciò, il tasso di abortività delle donne sotto i 18 anni si attesta ancora al di sotto di quello dei Paesi europei con sistemi sanitari simili al nostro. L’aumento delle interruzioni di gravidanza tra le più giovani è indicativo di una realtà complessa, dove si mescolano fattori culturali, sociali e sanitari che richiedono interventi mirati per promuovere l’educazione sessuale e l’accesso ai servizi di contraccezione.
Il report indica inoltre come l’aumento delle IVG tra le minorennni italiane contrasti con una diminuzione delle interruzioni tra le straniere. Questa variazione potrebbe suggerire una serie di cambiamenti nelle circostanze socioeconomiche che influenzano il comportamento riproduttivo, rendendo necessario un approfondimento su come le politiche di educazione e accesso alla salute riproduttiva stiano influenzando queste dinamiche.
Una novità significativa emersa dal report è il sorpasso delle interruzioni farmacologiche rispetto a quelle chirurgiche: nel 2022, il 52% degli aborti è stato effettuato con metodi farmacologici, contro il 46,6% per quelli chirurgici. Questo cambiamento evidenzia l’efficacia dell’applicazione delle linee di indirizzo ministeriali introdotte nel 2020, che hanno incentivato l’uso del mifepristone e delle prostaglandine. Tuttavia, il ministro Orazio Schillaci ha osservato che è fondamentale monitorare se questi dati rappresentino un trend sostenibile o un’anomalia legata a particolari condizioni.
Il report suggerisce che questa transizione verso l’aborto farmacologico potrebbe riflettere una maggiore disponibilità e accettazione di metodi non invasivi, oltre che una più alta informazione e sensibilizzazione della popolazione riguardo le opzioni disponibili. È essenziale che le istituzioni continuino a promuovere un accesso informato sui diritti riproduttivi e sulle possibilità di interruzione di gravidanza, in modo da garantire che tutte le donne possano accedere a cure sicure e appropriate.
Il report analizza anche le discrepanze regionali nei tassi di aborto. Nel 2022 si è registrato un aumento delle interruzioni in quasi tutte le regioni italiane, con l’eccezione delle Isole, dove i dati sono rimasti stabili. Il Piemonte e il Friuli-Venezia Giulia hanno registrato tassi di IVG invariati, mentre in Sardegna si è osservata una lieve diminuzione. Tali differenze potrebbero rispecchiare non solo questioni di accesso ai servizi sanitari, ma anche variabili socio-culturali che influenzano le decisioni delle donne in diverse aree del Paese.
Inoltre, è emerso che il 61,3% delle interruzioni è avvenuto tra donne nubili, mentre il 49% delle donne che hanno effettuato un aborto risultavano occupate. È interessante notare che il 41,4% delle donne che hanno interrotto una gravidanza nel 2022 non aveva figli, evidenziando un cambiamento crescente nella pianificazione familiare. La rilevazione di questi dati disaggregati potrebbe contribuire a una migliore comprensione delle necessità e delle sfide delle diverse categorie di donne nel contesto italiano.
Un aspetto positivo emerso dal report riguarda i tempi di attesa per l’esecuzione delle IVG, che risultano in diminuzione. Tuttavia, permane una variabilità tra le diverse regioni, suggerendo che alcune aree potrebbero ulteriormente migliorare i propri servizi di assistenza sanitaria. La maggior parte delle interruzioni è stata effettuata entro le prime otto settimane di gestazione, grazie all’aumento dell’uso della tecnica farmacologica.
Resta fondamentale il ruolo dei consultori familiari nella rimozione delle barriere all’accesso. Il 43,9% delle donne ha richiesto la certificazione necessaria presso consultori, evidenziando l’importanza di questi servizi per la salute riproduttiva e la pianificazione familiare. È imperativo che le istituzioni continuino a investire nell’educazione e nella capacità di risposta ai bisogni di salute delle donne, per garantire il diritto alla salute e all’informazione.
Il report evidenzia anche un significativo aumento nella distribuzione della contraccezione di emergenza. L’ulipristal acetato ha visto un incremento del 27,7% delle vendite rispetto all’anno precedente, mentre il levonorgestrel ha registrato un aumento più contenuto . Questo incremento potrebbe essere attribuito all’eliminazione dell’obbligo di prescrizione per le minorenni, avvenuta nel 2020, il che ha reso più accessibili queste risorse vitali.
Tuttavia, la mancanza di tracciabilità sulle vendite rende complesso analizzare l’utilizzo della contraccezione di emergenza tra le diverse fasce d’età. È cruciale che si continui a garantire un’informazione chiara e dettagliata sull’uso e sull’efficacia di questi metodi contraccettivi, specificatamente per i giovani che potrebbero trovarsi ad affrontare situazioni di emergenza.
Infine, il fenomeno dell’obiezione di coscienza continua a rappresentare una questione controversa. I dati evidenziano un calo delle IVG medie settimanali svolte da ginecologi non obiettori, con una media di 0,9 interruzioni per settimana. Tuttavia, il ministro Schillaci avverte che eventuali problematiche nell’offerta del servizio potrebbero derivare più dalla gestione organizzativa dei servizi regionali piuttosto che dalla carenza di personale non obiettore.
In questo contesto, è fondamentale che le istituzioni lavorino per garantire l’accesso equo a servizi di abortività, affinché tutte le donne possano esercitare liberamente il proprio diritto alla salute e ricevere le cure di cui necessitano senza ostacoli di natura ideologica o organizzativa. La richiesta di dati più trasparenti e disaggregati da parte di associazioni come Luca Coscioni rivela la necessità di una vigilanza continua affinché il diritto all’IVG rimanga accessibile e garantito in tutta Italia.