In Campania, un numero crescente di giovani tra i 20 e i 30 anni si trova a vivere con l’HIV senza averne consapevolezza. Questa situazione rappresenta un’emergenza sanitaria significativa, non solo per i diretti coinvolti, ma anche per la società nel suo complesso. Il professor Nicola Coppola, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’AOU Luigi Vanvitelli di Napoli, richiama l’attenzione su questa problematica, evidenziando l’importanza di diagnosi tempestive e strategie preventive efficaci.
L’emergenza HIV tra i giovani campani
Il professor Nicola Coppola ha identificato una preoccupante tendenza: molti giovani in Campania, con un’età media di circa 25 anni, sono ignari di essere infetti dal virus dell’HIV. Attraverso la diagnosi di quasi 200 nuovi casi all’anno, con pazienti che mediamente portano il virus da circa sette o otto anni, emerge un problema di salute pubblica significativo. Questa inconsapevolezza può portare a una trasmissione involontaria dell’infezione, aggravando ulteriormente la diffusione del virus non solo tra i coetanei ma anche all’interno della comunità . Il professor Coppola sottolinea come sia cruciale stimolare la sensibilità verso il test HIV e potenziare le campagne di prevenzione.
L’informazione gioca un ruolo vitale nel contrastare questa tendenza. L’assenza di sintomi evidenti nella fase iniziale dell’infezione contribuisce alla scarsa percezione del rischio tra i giovani. È, pertanto, fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza riguardo ai rischi associati e incoraggiare i controlli regolari.
Un’assistenza globale per i pazienti HIV
All’interno dell’Unità Operativa Complessa di Malattie Infettive dell’AOU Luigi Vanvitelli, l’assistenza ai pazienti con HIV non si limita al trattamento clinico. Il team di esperti offre un approccio integrato e multidisciplinare che tiene conto del benessere complessivo del paziente. Questo include la gestione di problematiche metaboliche come il diabete e l’ipercolesterolemia, ma anche la diagnosi precoce di lesioni precancerose correlate all’infezione da HPV.
In aggiunta, i pazienti hanno accesso a programmi vaccinali e a trattamenti per condizioni che possono emergere nel corso della loro vita. Questa assistenza olistica è essenziale per garantire ai pazienti HIV una qualità di vita comparabile a quella di chi non è affetto da infezioni. L’adozione di misure preventive e della terapia antiretrovirale ha notevolmente aumentato l’aspettativa di vita e migliorato la prognosi.
Strategie preventive e diagnosi tempestive
Una delle priorità dell’UOC di Malattie Infettive è l’implementazione di ambulatori per la prevenzione e la profilassi. La profilassi pre-esposizione costituisce una strategia chiave, consentendo agli individui HIV-negativi ad alto rischio di ridurre le possibilità di contrarre il virus fino al 99% se assunti correttamente. Accanto alla PrEP, vi è la profilassi post-esposizione , un trattamento d’emergenza da eseguire entro 72 ore da potenziali esposizioni al virus, come rapporti sessuali non protetti.
Gli ambulatori dedicati forniscono anche screening regolari per le malattie sessualmente trasmissibili, fondamentale per una diagnosi tempestiva. La prevenzione è indicata nelle linee guida europee e italiane, e si sta rivelando uno strumento cruciale non solo per la salute individuale, ma anche per ridurre la diffusione del virus nella comunità .
Il problema delle diagnosi tardive
Nonostante l’efficacia delle attuali terapie per l’HIV, uno dei problemi critici rimane la diagnosi tardiva. Attualmente, oltre il 60% dei nuovi casi emerge in stadi avanzati dell’infezione, quando il sistema immunitario è compromesso. Inoltre, in circa il 28% dei casi, la diagnosi avviene dopo la manifestazione dell’AIDS, aumentando così il rischio di complicanze cliniche e la possibilità di trasmissione.
Questo scenario evidenzia la necessità di campagne di sensibilizzazione per promuovere il testing regolare tra le persone a rischio. È importante evidenziare l’accessibilità dei test, che possono essere effettuati in diversi ambulatori, centri sanitari e farmacie, oltre a ridurre lo stigma associato all’infezione. La promozione di un maggiore accesso al testing ed una maggiore informazione nella comunità sono passi importanti per affrontare questa sfida e migliorare la salute pubblica.