Il fenomeno del sovraffollamento nelle carceri minorili italiane sta assumendo contorni preoccupanti, con un aumento del numero di giovani detenuti che non può essere giustificato da un contesto di crescente criminalità. I dati emersi nel convegno Minori: Mare dentro, male fuori, tenutosi nella sala del Consiglio regionale, rivelano come, dal 2022 ad oggi, il numero di detenuti minorili in istituti penali sia aumentato in modo esponenziale, sollevando interrogativi sulla gestione della giustizia minorile in Italia.
Secondo le informazioni fornite da Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti in Campania, i dati sul numero di giovani reclusi forniscono un quadro allarmante. Nel mese di ottobre 2022, al momento dell’insediamento dell’attuale Governo, le carceri minorili ospitavano un totale di 392 detenuti. Tuttavia, al 15 settembre 2024, questa cifra è sprofondata a 569, rappresentando un incremento del 48% in soli ventidue mesi. Questo aumento potrebbe sembrare giustificato se fosse accompagnato da un corrispondente incremento della criminalità tra i minorenni, ma al contrario, i tassi di reato giovanile sono in calo da diversi anni, smentendo, di fatto, il nesso tra aumento di detenuti e necessità di maggior controllo sociale.
Ciambriello ha messo in evidenza che il Decreto Caivano, una legislazione che mirava a gestire problematiche legate alla sicurezza, ha avuto ripercussioni significative sulle dinamiche delle carceri minorili. Dal momento dell’entrata in vigore del decreto, dal settembre 2023, si è registrato un aumento di 129 unità nei giovani detenuti, il che implica che in questo lasso di tempo il numero di minori in istituti penali è raddoppiato rispetto agli undici mesi precedenti, causando situazioni di sovraffollamento senza precedenti.
Un altro aspetto fondamentale evidenziato da Ciambriello concerne le condizioni in cui vivono i giovani detenuti. Dei 17 istituti penali dedicati ai minorenni, ben 12 superano la loro capacità massima di accoglienza, contribuendo a un ambiente di affollamento e deterioramento delle condizioni di vita. Questo fenomeno, pur essendo ben noto nel contesto delle carceri per adulti, rappresenta una novità preoccupante per la popolazione minorile.
Le specificità legate ai bisogni dei minorenni, come evidenziato dal Garante, devono essere al centro delle politiche correttive e di gestione delle misure detentive. In un contesto così complesso, l’uso delle carceri dovrebbe essere considerato solo come ultima risorsa, ossia quando tutte le alternative, come misure educative e riabilitative, si sono rivelate inefficaci. L’obiettivo prioritario deve rimanere il reinserimento sociale del minore, un processo che non dovrebbe mai essere compromesso dalle condizioni di detenzione.
Alla luce di tali dati, le politiche di giustizia minorile in Italia necessitano di un’urgente rivisitazione. Il sistema attuale, fra l’altro, non sembra essere sufficientemente attrezzato per affrontare l’incremento dei detenuti minorili e, di conseguenza, le sfide legate al reinserimento sociale. Ciambriello ha sottolineato la necessità di elaborare strategie alternative, capaci di rispondere in modo dinamico alle esigenze di una popolazione giovanile sempre più vulnerabile, evitando l’approccio esclusivamente penale.
Un’analisi critica della situazione attuale rivela che, senza un intervento deciso da parte delle istituzioni, il rischio di creare un ciclo di recidiva tra i giovani detenuti potrebbe aumentare in modo esponenziale. Le misure realizzate finora hanno dimostrato limiti evidenti, non solo nella gestione del sovraffollamento, ma anche nel garantire un ambiente favorevole alla riabilitazione. Le proposte per migliorare le condizioni delle carceri e implementare programmi di supporto per i giovani detenuti sembrano essere non solo opportunità, ma necessità imperiose.
In sintesi, la situazione nelle carceri minorili italiane richiede un’attenzione rinnovata e un approccio strategico, capace di rispondere non solo alla repressione, ma anche al bisogno di reinserimento e di recupero sociale dei giovani. Gli aumenti dei detenuti non dovrebbero essere visti come un indicativo di maggiore criminalità, ma come un chiaro segnale della necessità di riforme sistemiche nel campo della giustizia minorile.