Aumento delle aggressioni ai danni degli operatori sanitari: provvedimenti e strategie da Nord a Sud

L’anno 2024 potrebbe rivelarsi un periodo critico per la sicurezza degli operatori sanitari in Italia, con un incremento significativo degli episodi di violenza nei loro confronti. Dalla fine della pandemia di Covid-19, il fenomeno ha mostrato una netta crescita, registrando un allarmante aumento del 33% di atti violenti nel 2023. Anche il 2025 ha iniziato con brutti segnali, evidenziando la necessità di azioni immediate per garantire un ambiente di lavoro sicuro per chi opera nel settore della salute. Di fronte a questi eventi, il governo ha adottato un decreto legge che introduce nuove misure di protezione e prevenzione delle aggressioni, mentre strutture sanitarie di ogni regione stanno implementando strategie per affrontare questa emergenza.

L’intervento del governo con misure legislative

Il governo italiano ha recentemente approvato un decreto legge mirato a contrastare le violenze negli ospedali e nei pronto soccorso. Tra le principali disposizioni c’è l’arresto obbligatorio in caso di flagranza di delitto, nonché l’introduzione dell’arresto in flagranza differita per lesioni a professionisti del settore sanitario. Queste misure, oltre ad avere un valore deterrente, si propongono di tutelare chi, ogni giorno, si prende cura della salute dei cittadini. Il decreto ha anche ampliato la definizione giuridica di danneggiamento includendo le strutture sanitarie pubbliche, un passo importante per garantire la sicurezza di luoghi già sotto pressione.

Le aziende sanitarie locali e gli ospedali non sono rimasti inattivi e hanno messo in pratica una serie di azioni per garantire la protezione degli operatori. Ad esempio, la Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere ha consegnato dati chiari sulla presenza di personale di sorveglianza nei pronto soccorso, l’uso di telecamere e presidi fissi di polizia. Tali dispositivi riflettono una presa di coscienza da parte delle strutture sanitarie dell’importanza di garantire un ambiente lavorativo sereno e sicuro.

Iniziative sul territorio per garantire la sicurezza

Le ASL di diverse regioni stanno attuando strategie particolarmente innovative per rispondere al problema delle aggressioni. L’AUSL di Piacenza, per esempio, ha attivato un programma di sensibilizzazione rivolto ai pazienti. Sono state istituite postazioni fisse di volontari per ascoltare gli utenti in attesa e comunicare le loro esigenze agli operatori sanitari, una soluzione che mira a ridurre i tempi di attesa e, di conseguenza, il livello d’ansia dei pazienti. Inoltre, nel tentativo di migliorare la comunicazione, sono stati installati cartelli informativi che spiegano i motivi delle attese e i criteri di priorità.

In Lombardia, l’Agenzia regionale per l’emergenza urgenza ha adottato il sistema delle ‘body-cam’, telecamere indossabili dagli operatori per documentare gli interventi a domicilio. Questo passo nasce dall’esigenza di proteggere il personale, specialmente visto l’aumento dei casi di aggressioni in contesti domestici.

La tragedia dell’aggressione alla psichiatra Barbara Capovani a Pisa ha accresciuto la consapevolezza sulla vulnerabilità degli operatori. In risposta a questo evento drammatico, l’Azienda ospedaliera universitaria pisana ha incrementato le misure preventive, compresa l’installazione di sistemi di allerta e il potenziamento della sinergia con le forze dell’ordine, per garantire tempestivi interventi in caso di necessità.

Approcci regionali alla prevenzione delle violenze

La Regione Siciliana ha preso a cuore la questione delle aggressioni agli operatori sanitari istituendo un gruppo di lavoro dedicato. Ha messo a punto linee guida che prevedono una serie di interventi, tra cui analisi degli episodi di violenza, misure di prevenzione e formazione specifica per il personale. Questo approccio integrato mira a creare un contesto di lavoro dove si tuteli non solo il professionista, ma anche il paziente.

In Campania, l’ASL di Salerno ha avviato sperimentazioni simili a quelle della Lombardia con l’uso di body-cam per migliorare la sicurezza del personale sanitario. Un esempio significativo di come le istituzioni stanno affrontando questa emergenza.

In Puglia, è in atto la figura dell’infermiere di processo, introdotta proprio per garantire chiarezza e comunicazione nei pronto soccorso. Gli infermieri di processo sono un punto di riferimento per i pazienti e i familiari, migliorando l’informazione sulle procedure e riducendo il rischio di conflitti. Dalla Regione sono state approvate anche linee di indirizzo per la gestione e prevenzione della violenza nei luoghi di lavoro.

Il ruolo delle istituzioni e la necessità di cambiamento

Il tema della violenza nei confronti degli operatori sanitari non riguarda solo le strutture urbane, ma si manifesta anche in piccole realtà. Giovanni Migliore, presidente della Fiaso, sottolinea come la metà degli episodi avvenga in centri meno popolosi, evidenziando così l’importanza di rivedere i modelli di assistenza territoriale. È cruciale riconsiderare le condizioni in cui operano i professionisti, in particolare nelle guardie mediche esposte a un rischio maggiore.

Negli ultimi anni è emerso un sentimento di crescente disaffezione verso il Sistema Sanitario Nazionale, un aspetto che può contribuire all’aumento della violenza nei suoi confronti. La strada da percorrere per garantire la sicurezza degli operatori è ancora lunga e richiede un’attenta analisi e ristrutturazione dei servizi sanitari sul territorio.

Published by
Valerio Bottini