In un contesto calcistico che muta rapidamente, Aurelio De Laurentiis è riuscito a mantenere salde le redini della S.S.C. Napoli per due decenni. La sua gestione è caratterizzata da transazioni strategiche e una spiccata capacità nel valorizzare i calciatori. Da Cavani a Higuain, passando per la gestione di allenatori e le sfide sportive, il presidente partenopeo ha costruito una narrazione che merita di essere esplorata.
Il maestro delle plusvalenze
I colpi di mercato da maestro
Aurelio De Laurentiis ha dimostrato la sua abilità in campo economico, scoprendo e valorizzando talenti nel corso degli anni. Uno dei suoi colpi più spettacolari è stato l’acquisto di EDINSON CAVANI dal PALERMO per 17 milioni di euro. Dopo averlo ingaggiato, lo ha rivenduto al PARIS SAINT GERMAIN per una cifra stratosferica di 64 milioni, dimostrando una capacità impressionante di ottimizzare l’investimento iniziale. Non meno sorprendente è stata la vendita di GONZALO HIGUAIN, acquistato dal REAL MADRID per 37 milioni e trasferito alla JUVENTUS per 90 milioni, segnando un altro grande successo nelle sue operazioni di mercato.
Tuttavia, non tutte le operazioni sono state redditizie. L’acquisto di VICTOR OSIMHEN dal LILLA ha rappresentato l’investimento più cospicuo di De Laurentiis, pari a 70 milioni. La transazione includeva anche il trasferimento di tre giovani calciatori, ma il presidente ha faticato a recuperare il valore della clausola rescissoria, fissata a 130 milioni, dimostrando che anche i grandi maestri delle plusvalenze incontrano difficoltà. La trattativa è stata emblematicamente caratterizzata da un atteggiamento aristocratico nel gestire i calciatori, evidenziando come De Laurentiis non temesse di mantenere i giocatori in panchina, se non soddisfatti.
Nel complesso, la leadership di De Laurentiis non si è limitata agli aspetti monetari: ha portato il club a vincere uno scudetto, tre Coppe Italia e una Supercoppa italiana, partecipando a diverse edizioni della Champions League e dell’Europa League. Questi successi hanno consolidato la sua posizione tra i presidenti più influenti della storia del Napoli, elevandolo accanto a nomi storici come ASCARELLI, LAURO e FERTAINE.
Una leadership controversa
I cambi di allenatori e le loro conseguenze
Nel corso dei vent’anni di presidenza, De Laurentiis ha gestito ben 12 allenatori, un fattore che riflette la sua visione ambiziosa ma anche una certa instabilità. Quattro di questi hanno deciso di lasciare il club per altre esperienze: WALTER MAZZARRI ha seguito l’INTER, RAFAEL BENITEZ è partito per il REAL MADRID, MAURIZIO SARRI ha scelto il CHELSEA e LUCIANO SPALLETTI ha assunto la guida della NAZIONALE. Questa continua rotazione ha imposto al club di adattarsi frequentemente a nuove filosofie di gioco e stili di leadership.
Dall’altro lato, diversi allenatori hanno avuto la loro avventura chiusa anticipatamente, con sette esoneri in totale. Tra i nomi più noti, CARLO ANCELOTTI e RINO GATTUSO sono stati costretti a lasciare la panchina. L’eccezione è stata EDY REJA, che ha guidato il Napoli per oltre 164 partite, dimostrando la sua capacità di stabilità in un contesto turbolento.
L’allenamento e le scelte strategiche di De Laurentiis non si limitano solamente ai risultati, ma si intrecciano anche con l’immagine pubblica del club. Durante la gestione di SPALLETTI, il Napoli ha visto un significativo potenziamento della squadra, nonostante l’addio di pezzi pregiati come Koulibaly, Mertens e Insigne. Il presidente si è trovato a gestire queste transizioni con abilità, selezionando nuovi talenti come KIM e KVARTSKHELIA che, inizialmente derisi, si sono rivelati cruciali per il successo della squadra.
Le conferenze stampa e il suo stile unico
Un showman in conferenza
Aurelio De Laurentiis ha saputo utilizzare le conferenze stampa come un palcoscenico per esprimere la sua personalità, caratterizzando le sue apparizioni con un mix di eloquenza e teatro. I suoi interventi sono diventati eventi da seguire, dove il presidente alterna momenti di calma a sfuriate passionali, creando un’idea di intrattenimento che ha catturato l’attenzione non solo dei tifosi, ma anche dei media.
Con la sua immagine sempre impeccabile e i suoi discorsi carichi di enfasi, De Laurentiis ha saputo costruire un personaggio pubblico che si discosta dalla tradizionale figura del presidente calcistico. Ogni conferenza è l’occasione per presentare la sua visione del club e per interagire, seppure in modo monodirezionale, con i giornalisti, incanalando il suo desiderio di controllo attraverso toni autoritari e momenti di frustrazione, specialmente quando i risultati non corrispondono alle aspettative.
Un momento di grande attenzione mediatica è coinciso con il ritorno di SPALLETTI a Napoli, un evento che ha generato attese enormi tra i tifosi. Tuttavia, De Laurentiis ha anche suscitato polemiche per i suoi contrasti con figure chiave del club e le sue affermazioni audaci. I festeggiamenti per lo scudetto del 2023 hanno rappresentato l’apice della sua ambizione, ma sono seguiti da un inevitabile declino.
L’era della resilienza
Negli ultimi tempi, De Laurentiis ha fatto un passo indietro dalla ribalta, cercando di imparare dagli errori passati. La sua ristrutturazione interna ha portato un nuovo approccio alla dirigenza, riducendo al minimo la sua esposizione pubblica per evitare conflitti inutili e mantenendo sempre la concentrazione sui risultati sportivi. Ha dimostrato un’incredibile capacità di adattamento, cercando di rinforzare la sua posizione nel calcio italiano affrontando le sfide con una rinnovata tenacia.
La sua affermazione che “faccio tutto io” durante la trattativa con THIAGO MOTTA ha messo in evidenza la necessità di non sovraccaricarsi di responsabilità, mostrando come l’efficacia di un presidente risieda anche nella capacità di delegare e collaborare.
Rimanendo al timone della S.S.C. Napoli, Aurelio De Laurentiis continua a scrivere la storia di un club che è cresciuto esponenzialmente sotto la sua guida, guidando la squadra verso nuovi orizzonti e successi futuri.