Avvocato Carlo Taormina sotto indagine a Napoli: “Colleghi hanno tentato di infangarmi per paura”

La vicenda dell’avvocato Carlo Taormina, noto per il suo impegno legale e le sue battaglie in aula, si arricchisce di nuovi capitoli in seguito alla sua indagine da parte della Procura di Napoli, con accuse di corruzione e calunnia. Taormina, in una nota stampa, si difende dalle critiche mosse da alcuni colleghi dell’avvocatura, che lo accusano di aver violato il segreto professionale e di aver orchestrato false testimonianze. La sua reazione a queste accuse è vigorosa e piena di emozione; Taormina dichiara di essere stato infangato da chi cerca di evitare le proprie responsabilità.

Il comunicato di Taormina: attacchi e difesa

La reazione di Taormina alle critiche

In un comunicato ufficiale, Taormina non si trattiene dall’esprimere il suo sconcerto per le calunnie di cui è oggetto. L’avvocato sottolinea come le accuse mosse contro di lui siano frutto di una guerra tra professionisti, in cui alcuni colleghi, spinti dal timore e dall’interesse personale, hanno cercato di distogliere l’attenzione dalle proprie colpe. “Hanno consegnato la mia testa a un pubblico ministero,” afferma Taormina, denunciando la gravità della situazione.

Il legale rincara la dose, affermando che se le accuse fossero state fondate lui stesso avrebbe reagito in modo ben diverso. Riferisce anche che le affermazioni di alcuni colleghi, che lo accusano di avere cercato di istigare a false testimonianze, sono del tutto infondate, elaborando un complesso strategico di difesa che egli stesso ha costruito con onestà.

L’importanza del segreto professionale

Taormina ricorda l’importanza del segreto professionale, una delle colonne portanti dell’avvocatura, e critica aspramente chi l’ha messo in discussione. Secondo il suo racconto, non avrebbe mai violato tal principio fondamentale e le accuse cadono, quindi, in un vuoto giuridico. Riflessioni che gettano un’ombra sulle relazioni tra avvocati nello scenario giuridico napoletano e non solo.

L’accusa da parte delle Camere Penali, cui Taormina si rivolge, secondo lui è un tentativo di ostacolare la sua lotta contro il sistema; una lotta che ha portato anche a risultati significativi in tribunale. La sua indignazione è palpabile e sottolinea una frattura profonda in un ambiente che dovrebbe invece essere caratterizzato dalla collaborazione e dalla solidarietà tra professionisti.

Il processo avellinese e la scarcerazione degli imputati

Due anni e mezzo di battaglie legali

La questione legale che coinvolge Taormina si stabilisce nel contesto di un processo avellinese, dove ha partecipato attivamente in qualità di difensore. Dopo due anni e mezzo di azioni legali, il tribunale ha emesso una sentenza di scarcerazione per tutti gli imputati, un esito che Taormina rivendica con orgoglio, ritenendosi partecipe attivo della giustizia.

L’avvocato evidenzia che questa vittoria non è solo sua, ma di un gruppo di giuristi che ha creduto nella verità, permettendo un regolare svolgimento delle udienze e garantendo la giusta difesa. Le sue affermazioni pongono l’attenzione sulla continua battaglia per i diritti dei propri assistiti e sulla lotta quotidiana per un sistema giuridico più equo.

Le conseguenze della gogna mediatica

Infine, Taormina esplicita come la gogna mediatica a cui è stato sottoposto da parte dei suoi colleghi e dai media abbia prodotto effetti devastanti sulla sua carriera e sulla sua reputazione. Le calunnie, dice, hanno avuto un impatto immediato, ma il legale è certo che la verità emergerà nel tempo, sfatando le dicerie e le accuse infondate.

Taormina conclude il suo discorso esprimendo il desiderio di esporre le ingiustizie subite, affinché i colleghi e la società possano comprendere le dinamiche distorte che avvengono al di sotto della superficie del sistema legale. Queste dichiarazioni aprono un’importante riflessione sull’etica e il rispetto reciproco tra avvocati, elementi fondamentali per un ordinamento giudiziario che funzioni e serva davvero la giustizia.

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Redazione