Un’operazione della polizia di Stato ha messo a segno un importante colpo contro il clan Esposito-Nappi di Bagnoli. Dodici arresti sono stati effettuati, ma il boss Massimiliano Esposito, noto come “lo Scognato”, è riuscito a sfuggire alla cattura. Questo clan era già sotto il mirino delle autorità per il controllo di attività illecite sul territorio, tra cui spaccio di droga e gestione di parcheggi abusivi.
L’azione della Squadra Mobile di Napoli, coordinata dalla Procura e dalla Direzione Distrettuale Antimafia , ha avuto luogo all’alba del 17 settembre. L’operazione ha visto l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Isabella Iaselli, che non ha risparmiato neppure i familiari del boss, già detenuti. Tra gli arrestati vi sono anche i figli di Massimiliano Esposito, Cristian e Massimiliano Junior, e la moglie Maria Matilde Nappi.
Le indagini hanno portato alla luce un’organizzazione mafiosa ben strutturata, con legami storici con il clan D’Ausilio e una cooperazione attiva con il clan Licciardi dell’Alleanza di Secondigliano. I membri del clan Esposito-Nappi sono accusati di associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, nonché di favoreggiamento altrui, il tutto aggravato dall’uso del metodo mafioso.
Nel dettagliato documento di 185 pagine, il gip ha ricostruito il profilo criminale del clan, evidenziando non solo le attività di spaccio di droga, ma anche la gestione di parcheggi in aree strategiche come Bagnoli, dove i parcheggiatori erano costretti a pagare percentuali sugli incassi, indicando cifre che potevano raggiungere anche i 5.000 euro a serata.
Massimiliano Esposito, considerato il vertice del clan, è al centro di gravi accuse anche per l’omicidio di Antonio Ivone, avvenuto nel 2000. Decisivo per la sua condanna è il contesto di rivalità tra clan nella zona di Bagnoli e nell’area Flegrea, con il suo nome frequentemente accostato a violenze e conflitti per il dominio del territorio. Rilasciato nel 2019 dopo 23 anni di detenzione, Esposito ha mantenuto contatti con il suo gruppo, provocando un’instabilità nelle dinamiche di potere locali.
Gli inquirenti hanno rilevato che Esposito aveva ricominciato a operare nel crimine organizzato, anche se in modo indiretto, attraverso la moglie durante la sua assenza. La sua riattivazione nel sistema criminale ha generato tensioni, in particolare con il gruppo di Alessandro Giannelli, che detiene il controllo della zona di Cavalleggeri.
Oltre a ciò, è emerso che durante il lockdown molti membri del clan avevano tentato di mantenere una facciata di benevolenza sociale, attraverso raccolte di fondi e aiuti per i più bisognosi, utilizzando il nome della famiglia Esposito-Nappi come riferimento. Le autorità temono che tali attività possano aver consolidato il consenso sociale e mascherato le operazioni illecite del clan.
Questo blitz rappresenta un passo significativo nel contrasto alla criminalità organizzata nella regione di Bagnoli e segna l’intensificarsi delle operazioni contro gruppi mafiosi attivi nel territorio. Con la fuga di Massimiliano Esposito, le forze dell’ordine dovranno intensificare gli sforzi per localizzarlo e catturarlo, mentre le indagini continuano su altri membri del clan ancora in attività.
I risultati di questa operazione sono un chiaro segnale che le autorità sono pronte a combattere con determinazione il crimine, colpendo non solo i leader ma anche le strutture che permettono ai gruppi mafiosi di prosperare. L’incessante lavoro delle forze dell’ordine sottolinea l’importanza di un monitoraggio continuo nei territori a rischio, per interrompere il ciclo di violenza e illegalità che caratterizza la vita delle comunità coinvolte.