Nella mattinata di oggi un’importante operazione della Guardia di Finanza ha colpito duramente il clan mafioso di Mazara del Vallo. Circa 150 finanzieri del Comando Provinciale di Palermo sono stati impegnati nell’esecuzione di 18 misure cautelari, svelando la rete di affari illeciti che continua a imperversare nella zona un tempo sotto il controllo di Matteo Messina Denaro. La vasta operazione ha portato all’arresto del fratello di Messina Denaro, Alessandro, ed ha messo in luce i reati gravi di cui sono accusati i membri del clan, tra cui associazione per delinquere, estorsione, e rapina.
Dettagli sull’operazione
L’operazione è stata condotta dalle forze dell’ordine su ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia. Dei 18 soggetti coinvolti, sette sono stati rinchiusi in carcere, dieci posti agli arresti domiciliari, e uno ha ricevuto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Le perquisizioni si stanno svolgendo in diverse abitazioni, a caccia di ulteriori prove e riscontri contro gli indagati.
Il gruppo di investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo ha lavorato instancabilmente per far luce sulle dinamiche interne del clan, facendo riaffiorare relazioni di potere e affari che avevano radici profonde nella criminalità organizzata. La scoperta di legami tra i membri del clan ha rivelato la complessità e l’eterogeneità dei loro affari, che non si limitano solo al traffico di droga, ma si estendono a vari settori economici.
L’ascesa del nuovo leader mafioso
Le indagini hanno portato alla luce la figura di un soggetto chiave che, attivo nell’allevamento di ovini, è emerso come un leader indiscusso nel settore. Questo individuo, che svolgeva un ruolo di braccio destro del capomafia attualmente detenuto, ha gestito una serie di operazioni criminali che spaziavano dalla riscossione di crediti insoluti a una fitta rete di relazioni illecite con i rivali. Inoltre, venivano organizzati traffici di stupefacenti tra Palermo e il mandamento mafioso.
Le attività illecite del clan non si limitavano all’estorsione o all’intimidazione. I finanzieri hanno documentato vari episodi di violenza, che scaturivano dal mancato rispetto degli accordi, specialmente quelli riguardanti la spartizione di immobili nel contesto di aste giudiziarie. Queste pratiche dimostrano non solo la ferocia del clan, ma anche la loro capacità di influenzare e controllare diversi aspetti della vita economica locale.
Sviluppi dell’imprenditoria mafiosa in Trapanese
Un altro elemento significativo emerso dall’indagine è la crescente influenza di un imprenditore locale, il quale ha costruito una vasta rete di supermercati nel territorio trapanese. Questo imprenditore è emerso come un pezzo da novanta nei legami con il clan mafioso. Fin dalle metà degli anni 2000, ha avuto rapporti diretti con il vertice del mandamento mafioso, riuscendo così ad espandere le sue attività e dominare diversi settori merceologici.
In cambio del supporto mafioso, che lo ha messo in una posizione privilegiata, l’imprenditore ha assunto diversi affiliati del clan, contribuendo a creare posti di lavoro per loro e i loro familiari. Inoltre, avrebbe garantito finanziamenti per l’avvio di nuove attività e si sarebbe occupato dell’acquisto di beni sequestrati, garantendo che questi beni tornassero a disposizione di soggetti legati al clan.
Questi sviluppi confermano come il settore economico possa diventare terreno fertile per l’infiltrazione mafiosa, dimostrando l’importanza di continue azioni di contrasto da parte delle forze dell’ordine.