Durante la pandemia di Covid-19, eventi inaspettati hanno avuto un impatto significativo sulle dinamiche locali, in particolare per i gruppi di criminalità organizzata. È emerso che il clan Gallo-Angelino di Caivano ha approfittato di questa situazione per consolidare il proprio potere e il consenso sociale tra la popolazione. Massimo Gallo, leader di questo gruppo, ha mostrato una sostanziale paura per il virus, adattando le pratiche criminali alle nuove circostanze. Questo articolo analizza come il clan ha affrontato la crisi sanitaria e come ha utilizzato la raccolta alimentare come strumento di pubbliche relazioni e controllo.
La paura del contagio e le nuove modalità di interazione
Massimo Gallo ha assunto la guida del clan Gallo-Angelino nel 2014, insieme ad Antonio Angelino. I due si sono trovati al vertice della lotta per il dominio nel Parco Verde di Caivano all’indomani dell’arresto dei leader del clan Sautto-Ciccarelli. Tuttavia, la pandemia ha costretto il boss a riflettere su nuove strategie di contatto con i suoi affiliati. Stando ai rapporti delle forze dell’ordine, Gallo si è mostrato estremamente preoccupato dall’idea di contrarre il virus, al punto da vietare ogni accesso alla sua abitazione, anche per la consegna del denaro proveniente dalla vendita di droga.
Questa situazione ha portato a un cambiamento radicale nei metodi del clan: anziché gli incontri diretti, è stato istituito un sistema di consegna tramite “paniere” calato dalla finestra, un’operazione volta a ridurre al minimo il contatto umano. In un’intercettazione del 10 marzo 2020, Gallo chiese esplicitamente ai suoi collaboratori di non salire più a casa sua e di utilizzare il paniere per la consegna dei soldi. Queste misure mostrano come il boss avesse in mente non solo di tutelarsi dal contagio, ma anche di mantenere una rigida organizzazione interna, separate le operazioni criminali da un contesto di vulnerabilità.
Il banco alimentare come strumento di consenso
L’emergenza sanitaria ha creato una situazione in cui il clan Gallo-Angelino ha trovato l’opportunità di rafforzare la sua immagine nel contesto locale. Così come altri gruppi camorristici, come gli Esposito di Bagnoli, il clan ha istituito un banco alimentare per aiutare le famiglie in difficoltà. Questa iniziativa non ha soltanto fornito supporto economico, ma ha anche rappresentato una forma di investimento sociale finalizzato a raccogliere consenso politico.
Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha spiegato come questi aiuti alimentari non fossero disinteressati; al contrario, rappresentavano una strategia per ottenere voti e influenzare le elezioni. Sfruttando le sofferenze delle persone, il clan ha cercato di costruire un legame con la comunità, promettendo aiuti in cambio di un sostegno elettorale. Questi meccanismi di interazione tra il gruppo criminoso e la popolazione sono stati confermati nel corso delle indagini, che hanno dimostrato la manipolazione delle preferenze politiche attraverso l’erogazione di servizi e aiuti.
La collaborazione con istituzioni locali e le conseguenze legali
Le indagini che hanno portato all’arresto di oltre 50 persone il 1 ottobre hanno messo in luce una rete ben organizzata e interconnessa tra il clan Gallo-Angelino e alcuni dipendenti del Comune di Caivano. Questi ultimi avrebbero facilitato l’assegnazione di appalti a imprese legate alla criminalità, il che ha sollevato questioni gravi sulle infiltrazioni mafiose nelle istituzioni locali.
Le forze dell’ordine hanno documentato una serie di incontri e interazioni che indicano come la criminalità organizzata fosse in grado di esercitare un’influenza significativa sugli affari pubblici. Questa situazione ha spinto il governo a prendere misure drastiche, culminando nel decreto di scioglimento dell’amministrazione comunale. Tali sviluppi evidenziano come la pandemia abbia non solo esacerbato già esistenti problemi di criminalità, ma abbia anche offerto mezzi nuovi per sfruttare la vulnerabilità delle istituzioni e della popolazione.
L’operazione condotta dai carabinieri, che ha avuto successo nella cattura di elementi fondamentali del clan, rappresenta un passo importante nella lotta contro la camorra, ma anche una testimonianza delle sfide continue nel mantenere l’integrità delle istituzioni locali e del territorio.