Il caso di Caivano continua a far parlare di sé. Dopo gli sgomberi avvenuti nella giornata di giovedì al Parco Verde, la situazione è ancora tesa, con sfollati che lamentano un’assenza di supporto e una donna, madre delle vittime di abusi sessuali, che vive in una condizione di paura e isolamento. Le istituzioni locali sono sotto pressione per garantire sicurezza e dignità a chi si trova in difficoltà.
Nella giornata di giovedì, le forze dell’ordine hanno effettuato 36 sgomberi nel quartiere Parco Verde di Caivano, dove diverse famiglie occupavano abusivamente abitazioni. Nonostante il dispositivo di sicurezza messo in atto, oggi i gruppi di sfollati hanno manifestato un forte malcontento, richiedendo una soluzione immediata per la loro situazione abitativa. Nel pomeriggio, un gruppo di famiglie si è riunito all’ingresso del Comune, esprimendo la necessità di ottenere un alloggio. L’incontro richiesto dal prefetto Michele di Bari è stato un tentativo di affrontare le problematiche legate ai servizi sociali e alla gestione degli sfollati.
La tensione rimane alta e il proseguimento delle operazioni di sgombero non sembra placare le ansie della comunità. Il prefetto ha sottolineato come la situazione sia monitorata attentamente, ma l’approccio risulta insufficientemente rassicurante per chi è direttamente coinvolto. Nel contesto di un clima di instabilità, la divisione tra chi occupa e chi è stato sgomberato si fa sempre più evidente, con conseguenze potenzialmente esplosive per l’armonia sociale nel quartiere.
Il caso è ulteriormente complicato da accuse gravi rivolte da alcuni residenti contro la madre di una delle cuginette vittime di abusi sessuali, la quale sarebbe vista come responsabile della situazione attuale, secondo quanto denunciato dal suo legale, Angelo Pisani. Questa donna si trova ora al centro di un attacco mediatico e sociale che ne sta comprometendo la serenità e la sicurezza. L’avvocato ha fatto appello al prefetto per chiedere misure di protezione nei confronti della sua assistita, evidenziando come la situazione di precarietà e paura stia trasformando la sua vita in un vero e proprio incubo.
Nella lettera indirizzata al prefetto di Napoli, Pisani ha descritto la condizione di vita della donna, sottolineando come essa si senta «segregata» all’interno delle proprie mura domestiche. Le minacce ricevute la costringono a rinunciare persino ad uscire per soddisfare bisogni primari, e le sue amiche hanno consigliato di rimanere chiusa in casa per evitare ritorsioni. Questa denuncia di isolamento e vulnerabilità è un campanello d’allarme, non solo per il benessere individuale della donna, ma anche per il tessuto sociale del quartiere, segnato da una spirale di violenza e paura.
In risposta alle denunce, il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha riconosciuto che il caso della madre delle vittime è seguito con attenzione, pur non potendo fornire dettagli specifici sulle misure in atto per la sua protezione. Il prefetto ha ribadito l’impegno delle istituzioni a ripristinare la legalità nel Parco Verde, sottolineando come gli sgomberi siano solo un passo in un programma più ampio di riqualificazione e ripristino della sicurezza.
Da parte sua, il prefetto si è impegnato a continuare le attività di monitoraggio e supporto per garantire che situazioni del genere non si ripetano. Tuttavia, rimane da vedere come queste promesse si tradurranno in azioni concrete per tutte le famiglie coinvolte e in che modo la comunità di Caivano possa uscire da queste dinamiche di violenza e precarietà. L’attenzione delle autorità sarà cruciale nel determinare il futuro di questa località e la sicurezza dei suoi abitanti.