Cambiamenti nel turismo extralberghiero a Napoli con l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale

Il panorama turistico di Napoli sta per affrontare una trasformazione significativa grazie all’introduzione del Codice Identificativo Nazionale per le strutture ricettive. Questa nuova normativa è stata concepita come una misura di contrasto agli affitti irregolari e all’overtourism, elementi che stanno influenzando profondamente il mercato della città. Le autorità locali e le piattaforme di affitto come Airbnb stanno collaborando per garantire un più rigoroso controllo nel settore extralberghiero, ma ci sono preoccupazioni sulle risorse disponibili e sull’efficacia dei controlli previsti.

L’impatto della nuova normativa sul mercato extralberghiero

L’implementazione del Codice Identificativo Nazionale rappresenta un cambiamento epocale per il turismo a Napoli. A partire dal 2025, gli host avranno l’obbligo di registrare le loro strutture per poter continuare a pubblicare gli annunci su piattaforme come Airbnb. Questa manovra si preannuncia capace di rimuovere almeno 2.000 annunci considerati irregolari, secondo Agostino Ingenito, presidente dell’ABAC . Questa situazione è destinata a generare forti ripercussioni nel mercato degli affitti brevi, dove si stima possa diminuire drasticamente l’offerta disponibile.

Le reazioni iniziali alla notizia sono state miste: mentre Airbnb e alcuni operatori accolgo positivamente questo cambiamento, ritenendolo come una strada verso maggiore trasparenza e regolarità, molti host esprimono timori. La possibile diminuzione dell’offerta turistica irregolare potrebbe generare una pressione aggiuntiva sul mercato immobiliare di Napoli, portando a un aumento delle strutture in vendita o in locazione tradizionale.

Il panorama si staglia quindi in un contesto di incertezze, con molti host che si interrogano sull’opportunità di investire in soluzioni alternative per evitare di adeguarsi alle nuove disposizioni. Questo clima potrebbe sfociare in problemi di competitività e sostenibilità nel lungo periodo.

Requisiti per la registrazione e impatti sui piccoli alloggi

Per ottenere il CIN, le strutture ricettive dovranno seguire una serie di requisiti stabiliti dal DM Sanità del 1975. Tali requisiti delineano standard minimi per le dimensioni degli appartamenti: un monolocale dovrà disporre di almeno 28 metri quadri per un posto letto, e di 38 metri quadri per due ospiti, con un’altezza minima di 2,7 metri. Questo regolamento avrà impatti diretti sulla funzionalità di tanti “bassi” utilizzati fino ad oggi come alloggi turistici, molti dei quali potrebbero risultare irregolari e, di conseguenza, vedersi negata la registrazione.

Le sfide che si pongono a tanti host, che non hanno ancora intrapreso il processo di registrazione, potrebbero incentivare comportamenti illeciti, come l’uso di codici falsi per cercare di bypassare i controlli ufficiali. Questa situazione rilancia domande sulla robustezza del sistema di controllo e sull’approccio pratico delle autorità per garantirne l’efficacia.

Controversie e interrogativi sulla riforma

Malgrado le buone intenzioni alla base di questa nuova normativa, persistono interrogativi sulla sua reale efficacia. Sebbene l’obiettivo del CIN sia quello di garantire trasparenza e regolarità, restano dubbi su come queste misure possano effettivamente mitigare la pressione dell’overtourism sui residenti.

L’introduzione del Codice non si occupa specificamente dei problemi più ampi legati all’aumento dei canoni di locazione e alla carenza di alloggi accessibili per i cittadini locali. Senza una regolamentazione più incisiva – ad esempio, limiti sul numero massimo di giorni di affitto per i brevi periodi o incentivi per il ripristino delle locazioni a lungo termine – c’è il rischio che queste iniziative rimangano una soluzione palliativa.

La sfida, pertanto, sarà comprendere se tali misure possano tradursi in un sistema equilibrato che favorisca tanto il turismo quanto la qualità della vita per i residenti partenopei.

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Filippo Grimaldi