Un nuovo studio condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha messo in luce un potenziale aumento dei terremoti nella regione dei Campi Flegrei. Le ricerche, pubblicate sulla rivista Communications Earth & Environment, suggeriscono che se il trend di sollevamento del suolo prosegue con l’attuale intensità, la regione potrebbe affrontare scosse di maggiore intensità, con magnitudo oltre il 4.5. Forti di un’analisi approfondita dei dati raccolti negli ultimi vent’anni, i ricercatori offrono un’ipotesi preoccupante per la sicurezza degli edifici e della popolazione che vive in un’area già nota per il fenomeno del bradisismo.
Alle radici dello studio: deformazione e sismicità nei Campi Flegrei
Il lavoro di ricerca evidenzia una correlazione tra la deformazione del suolo e l’attività sismica. Nel periodo tra il 2000 e il 2023, i ricercatori hanno analizzato in modo dettagliato vent’anni di dati geofisici registrati dai sistemi di monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano. Secondo i dati raccolti, l’analisi sostiene che l’aumento della sismicità possa essere direttamente collegato al sollevamento del suolo, un fenomeno che ha visto un’accelerazione col passare degli anni.
L’analisi matematica rigorosa condotta dall’Ingv ha permesso ai ricercatori di descrivere la situazione attuale in modo il più obiettivo possibile. Il coordinatore dello studio, Augusto Neri, ha sottolineato l’importanza di rappresentare il comportamento del vulcano e i suoi cambiamenti temporali. Grazie a questo approccio scientifico, i ricercatori sperano di migliorare la comprensione del funzionamento del vulcano, e quindi di anticipare eventuali eventi pericolosi.
Secondo i risultati del team di ricerca, il suolo dei Campi Flegrei sta subendo un sollevamento con un’accelerazione media stimata tra 0,7 e 0,8 centimetri all’anno. Le stazioni di monitoraggio, come quella situata nel Rione Terra di Pozzuoli, hanno fornito dati che pongono l’accento sull’andamento parabolico della deformazione del suolo. Parallelamente, il tasso di terremoti rilevato in questo periodo si è dimostrato esponenziale, evidenziando un cambiamento potenzialmente allarmante nella rischiosità sismica della zona.
Le implicazioni del sollevamento del suolo
Lo studio delineato dai ricercatori non si limita a descrivere una semplice correlazione tra sollevamento e sismicità, ma porta l’attenzione su scenari futuri che potrebbero configurarsi in seguito a un ulteriore sollevamento della калdera. Le analisi suggeriscono che un incremento di 20 centimetri nel sollevamento potrebbe portare a una significativa probabilità di eventi sismici con magnitudo superiore a 4.5, richiedendo un’attenzione particolare da parte delle autorità locali riguardo al rischio sismico nella regione.
Le preoccupazioni non si fermano qui. I vulcanologi affermano che, sebbene questo sia solo uno degli scenari plausibili, la variabilità del sistema vulcanico dei Campi Flegrei presenta molteplici fattori che potrebbero influenzare la situazione. Eventuali rallentamenti nel fenomeno di risalita, già registrati nel passato, potrebbero modificare radicalmente le previsioni sulla sismicità.
In considerazione della densità abitativa e delle infrastrutture presenti nella vasta area interessata dal bradisismo, la ricerca offre un impulso ai decisori locali per adottare strategie che possano mitigare i rischi associati. La consapevolezza del rischio sismico è fondamentale per proteggere le vite e garantire la sicurezza degli edifici in una regione storicamente vulnerabile.
Un quadro contaminato da oscillazioni cicliche
Nonostante le tendenze generali che emergono dallo studio, è importante notare che il comportamento della sismicità attorno ai Campi Flegrei è caratterizzato da oscillazioni cicliche con periodi che variano notevolmente. I ricercatori hanno evidenziato che l’andamento temporale presenta fluttuazioni che oscillano da 2-5 mesi fino a 1,5-3 anni.
Queste variazioni cicliche complicano ulteriormente le previsioni, rendendo la situazione ancor più delicata. Precedenti studi scientifici, tra cui quelli condotti dal professor Giuseppe De Natale, avevano già messo in evidenza la possibilità di eventi sismici di magnitudo 5 della scala Richter, evidenziando la necessità di un monitoraggio costante e di una preparazione adeguata per affrontare tali potenziali emergenze.
Questo contesto invita a una riflessione sul futuro di un’area che, pur avendo una bellezza e una ricchezza culturale inestimabili, si trova al centro di un dibattito costante riguardante la sicurezza dei suoi abitanti e delle strutture presenti. La situazione richiede un impegno continuo e una risposta proattiva da parte delle istituzioni in materia di prevenzione e comunicazione dei rischi.