Recenti episodi di violenza nelle carceri di Ariano Irpino e Avellino hanno destato preoccupazione tra i sindacati e le autorità penitenziarie. Queste situazioni mettono in evidenza la crescente tensione nelle strutture carcerarie italiane, dove gli agenti penitenziari si trovano a fronteggiare comportamenti aggressivi da parte dei detenuti e un contesto di sovraffollamento. Il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria lancia un appello per maggiori investimenti e risorse per garantire la sicurezza sia per i detenuti che per il personale.
Le violenze ad Ariano Irpino
L’episodio dell’olio bollente
Nella casa circondariale di Ariano Irpino, un evento drammatico ha avuto luogo quando un detenuto di origine straniera ha lanciato olio bollente contro alcuni compagni di detenzione. Questo gesto violento ha portato immediatamente a una reazione di panico tra i detenuti, culminando in una devastazione all’interno della cella, con suppellettili distrutte e un clima di tensione che ha caratterizzato l’episodio. Il fatto ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, già in allerta per la situazione di estrema instabilità.
Aggressione agli agenti
In un altro episodio incriminato, un detenuto, mentre veniva scortato verso l’isolamento, ha sferrato un pugno in pieno volto a un agente della polizia penitenziaria, il quale ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso. L’episodio ha sottolineato ulteriormente il rischio che gli agenti penitenziari affrontano quotidianamente, con violenze consumate anche in risposta a misure di sicurezza routinarie.
L’aggressione nella casa circondariale di Avellino
L’incidente con l’assistente capo
Nella casa circondariale di Avellino, un altro allarmante episodio ha coinvolto un assistente capo della Polizia Penitenziaria, aggredito da un detenuto che si sente frustrato per il divieto di ricevere generi non autorizzati nel pacco inviato dalla famiglia. Questo gesto dimostra una chiara mancanza di rispetto per le regole carcerarie e evidenzia l’instabilità che permea le relazioni tra i detenuti e il personale.
Le problematiche di fondo
Queste azioni violente mettono in evidenza non solo l’aggressività di alcuni detenuti, ma anche le problematiche più ampie legate al sovraffollamento carcerario e alla gestione delle strutture penitenziarie. La segretaria regionale del Sappe, Tiziana Guacci, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di affrontare queste problematiche per garantire un ambiente di lavoro sicuro per gli operatori penitenziari.
Le richieste del Sappe
Appello per investimenti e riforme
Donato Capece, segretario nazionale del Sappe, ha espresso una chiara richiesta di interventi decisivi. Da anni, il sindacato chiede l’espulsione dei detenuti stranieri, che rappresentano circa un terzo della popolazione carceraria, e il trasferimento in strutture adeguate dei detenuti con problemi psichici, attualmente custoditi in circuiti ordinari. Capece ha sottolineato che “la mancanza di risorse e la tecnologia inadeguata contribuiscono a creare un ambiente di lavoro insostenibile, mettendo a rischio sicurezza e ordine nelle carceri.”
Necessità di supporto per il personale
In un contesto di crescente difficoltà, Capece ha evidenziato l’importanza di fornire una formazione adeguata e risorse sufficienti al personale penitenziario, il quale lavora in condizioni spesso estremamente stressanti. Questi agenti, “nonostante le sfide quotidiane, sono fondamentali per mantenere la sicurezza all’interno delle strutture e garantire un trattamento dignitoso ai detenuti.”
Resta da vedere come le istituzioni risponderanno a questo appello, in un momento in cui la gestione della popolazione carceraria si fa sempre più complessa e richiede politiche incisive e immediate.