Il mondo del calcio è in continua evoluzione, con cambiamenti che coinvolgono presidenti, consigli d’amministrazione e direttori sportivi. In questo contesto, il noto giornalista Carlo Alvino ha espresso la sua opinione su X riguardo a un tema tanto dibattuto quanto controverso: l’esistenza di una mala gestione che persiste nonostante i rimpasti verticistici. Le sue dichiarazioni pongono l’accento su un problema radicato, che sembra perpetuarsi anche quando tutto sembra muoversi.
Il ciclo di cambiamenti nel calcio
Rinnovamenti al vertice
Il calcio, così come altri sport, mira costantemente al miglioramento e al rinnovamento. Presso club di prestigio, come ad esempio il NAPOLI e la JUVENTUS, i presidenti cambiano, così come i membri del consiglio d’amministrazione e i direttori sportivi. Questi cambiamenti sono spesso giustificati dalla necessità di portare fresche idee e nuove strategie nel club. Tuttavia, appare evidente che le alterazioni a livello dirigenziale non sono sempre seguite da un miglioramento della situazione generale del club.
Nei casi più clamorosi, investimenti massicci e ampie ristrutturazioni della dirigenza hanno portato a risultati deludenti sul campo. Si riesce quindi a comprendere come il cambio di strategie, figure chiave e decisioni operative non sempre riesca a eradicarne il problema sottostante, il cosiddetto “marcio” che può affliggere un club.
L’inevitabile costante: il marcio
Il termine “marcio”, secondo l’analisi di Alvino, non si riferisce solo a situazioni di corruzione o malaffare, ma racchiude un concetto più ampio di inefficienza e incapacità di prendere decisioni corrette che possano portare a un buon risultato. Questo problema radicato sembra essere genetico, come ha affermato il giornalista, suggerendo che sia insito nella cultura di alcune società calcistiche. Anche cambiando volti, il sistema è talmente compromesso che risulta difficile avere una vera e propria svolta.
Per molti appassionati, il marcio del calcio diventa un tema di conversazione normale, una consapevolezza condivisa che crea un legame tra i tifosi e il club, nonostante le delusioni sportive. Ciò ha portato a una certa amarezza tra i sostenitori, che si ritrovano a vivere situazioni notoriamente simili nel corso degli anni, con promesse di rinascita che spesso non si concretizzano.
L’assenza di cambiamento culturale
Necessità di una riforma profonda
Sebbene i dirigenti e le figure di spicco siano soggetti a cambiamenti regolari, la struttura culturale alla base di molti club sembra rimanere immutata nel tempo. Affrontare le problematiche sistematiche richiede più di semplici cambiamenti superficiali, necessitando di una ristrutturazione profonda delle dinamiche di governo aziendale.
Le critiche mosse da Carlo Alvino sollevano interrogativi su come i club possano affrontare veramente il problema del marcio. Nella maggior parte dei casi, le nuove assunzioni rispondono a logiche di economia e marketing piuttosto che a una reale voglia di cambiamento. La passione dei tifosi si scontra così con l’apparente stagnazione del sistema, generando frustrazione in un contesto che è ancora estremamente competitivo.
L’urgente bisogno di responsabilità
La mancanza di responsabilità che accompagna i cambiamenti ai vertici dirige l’attenzione su un altro aspetto fondamentale: la necessità di una maggiore accountability. I dirigenti non sono sempre chiamati a rispondere delle loro azioni e scelte, il che contribuisce alla perpetuazione di un clima di impunità. Le riforme necessarie dovrebbero includere misure per garantire che le decisioni prese siano monitorate e che ci siano conseguenze per eventuali errori strategici.
Il discorso di Carlo Alvino, richiamando l’attenzione sul marcio, serve da leva affinché le istituzioni calcistiche riassumano il controllo e rivalutino la loro direzione. Solo affrontando e riconoscendo i problemi intrinseci si potrà sperare di migliorare la situazione, ripristinando la fiducia dei tifosi e creando un ambiente più sano sia all’interno dei club che nel panorama del calcio in generale.