Un caso inquietante emerge dal Sud Italia, dove il 47enne Mario Eutizia è stato arrestato dopo aver confessato l’omicidio di quattro anziani che aveva accudito. L’inchiesta è ora in fase di amplificazione, con le forze dell’ordine che stanno esaminando ulteriori casi sospetti legati a circa trenta anziani assistiti dall’uomo negli ultimi dieci anni. Le dichiarazioni di Eutizia sollevano interrogativi sulla sua psiche e sulla natura delle sue azioni, portando a un significativo sviluppo nella cronaca locale.
Mario Eutizia, originario di Napoli, è stato arrestato dai Carabinieri del nucleo radiomobile di Caserta dopo una serie di dichiarazioni scioccanti. Il quarantasettenne ha ammesso di aver ucciso quattro anziani sotto la sua assistenza, definendo se stesso un “angelo della morte”. Secondo le dichiarazioni rese alla procura, Eutizia sostiene di aver agito con l’intenzione di “alleviare le sofferenze” degli anziani a lui affidati, attraverso l’amministrazione di dosi eccessive di farmaci.
Il pubblico ministero Annalisa Imparato ha avviato un’inchiesta per verificare la veridicità delle affermazioni di Eutizia e capire se altre vittime possano essere celate tra i trenta assistiti negli ultimi dieci anni. Le vittime accertate, Gerardo Chintemi e Luigi Di Marzo, sono decedute nell’arco di pochi mesi, al rispettivo domicilio in provincia di Salerno e Casoria. I due omicidi avrebbero avuto un precedente di circa dieci anni fa, a Latina, ma per questi casi la situazione è ancora poco chiara.
Eutizia ha dichiarato di essersi consegnato alle autorità proprio per ricevere aiuto: “Mi sono consegnato per essere aiutato a non uccidere”. La sua ammissione ha suscitato interesse, provocando domande su un’eventuale fragilità psicologica e sulle motivazioni alla base dei suoi crimini. Secondo il legale Gennaro Romano, l’uomo ha vissuto in precarie condizioni in strada a Napoli prima di costituirsi a Caserta.
Mario Eutizia ha iniziato la sua carriera come badante, un lavoro con grandi responsabilità e una considerevole fiducia da parte delle famiglie. Tuttavia, gli ultimi anni della sua vita sono stati segnati da difficoltà personali. Sottopostosi a intervento chirurgico dopo un infarto avvenuto in Georgia, ha riportato gravi patologie che lo hanno reso vulnerabile.
La sua esistenza, paragonabile a una spirale discendente, è culminata nella decisione di rifugiarsi in strada. Secondo le dichiarazioni del suo avvocato, Eutizia ha vissuto periodi di intensa sofferenza sia fisica che emotiva, una condizione che potrebbe avere influito sulle sue azioni. Nonostante questo, il grado di responsabilità per i suoi crimini rimane un tema di dibattito.
Le modalità con cui Eutizia avrebbe operato rimandano a un profondo disagio interiore. Stando a quanto emerso dalle indagini, l’indagato avrebbe scelto di somministrare farmaci letali a scopo ‘umanitario’, un’idea perversa di pietà che traduce la sua fragilità in atti criminali. Eutizia ha sempre negato di avere un’intenzione omicida. Le indagini si concentreranno non solo sui dettagli degli omicidi confermati, ma esploreranno anche un potenziale pattern di comportamento nei confronti di altri pazienti.
Le indagini su Mario Eutizia rappresentano un caso complesso nel panorama della cronaca e della giustizia italiana. I Carabinieri intensificheranno la raccolta di prove e testimonianze per identificare eventuali ulteriori vittime tra i trenta anziani che Eutizia ha assistito. La collaborazione di famiglie e altri operatori del settore sarà fondamentale per fare luce su una vicenda tanto oscura.
Questo caso invita a riflessioni più ampie riguardo al sistema di cura degli anziani e alla selezione di figure professionali in ambiti delicati. Le indagini non solo dovranno stabilire la verità sui crimini di Eutizia, ma anche mettere in discussione le pratiche attuali di monitoraggio e supporto per le categorie più vulnerabili della nostra società. Temi di responsabilità e etica professionale verranno sicuramente alla luce mentre la verità cerca di emergere da questa tragica situazione.