Un recente intervento radiofonico ha sollevato interrogativi sul tema della salute dei calciatori, in particolare riguardo a eventi tragici che possono colpire atleti in piena attività. Durante il programma “A Pranzo con Umberto Chiariello”, trasmesso su CRC, l’ex presidente della Società Italiana di cardiologia dello sport, Lucio Mos, ha condiviso importanti osservazioni sulla salute cardiaca degli sportivi. Le sue parole offrono una preziosa riflessione sulle limitazioni dei controlli di routine e sull’evidenziazione di malattie nascoste che non sempre emergono durante gli accertamenti.
La complessità delle patologie cardiache negli atleti
L’intervista di Lucio Mos mette in luce la complessità delle patologie cardiache che possono affliggere gli sportivi. Nonostante l’Italia adotti protocolli rigorosi e controlli periodici, la realizzazione di test approfonditi non garantisce la totale esclusione di rischi per la salute. Mos spiega che vi sono condizioni mediche, alterazioni genetiche e malattie infettive che possono sfuggire anche ai controlli più meticolosi. Le infezioni virali, come la miocardite, possono manifestarsi in modo subdolo, rivelandosi con sintomi successivi a una visita cardiologica.
La miocardite, in particolare, rappresenta un rischio significativo tra gli sportivi, poiché può non evidenziarsi durante una visita. Queste patologie rare, ma gravi, possono provocare un arresto cardiaco in momenti critici, come durante un evento sportivo, sollevando domande sulla sicurezza degli atleti e sull’efficacia dei controlli preventivi.
Rischi associati alle aritmie maligne
Un altro tema affrontato da Lucio Mos riguarda le aritmie maligne, una condizione cardiaca potenzialmente letale che può colpire gli atleti. Le origini di tali aritmie possono essere molteplici, comprese infezioni virali o malattie legate ai canali ionici, che a loro volta possono avere una componente ereditaria. Mos avverte che non esiste un’unica causa definita per le aritmie, rendendo complessa la diagnosi e il successivo trattamento.
L’ex presidente sottolinea che l’unico modo per un atleta di tornare a competere è che l’aritmia sia stata di natura temporanea, come in presenza di un’infezione. Tuttavia, è importante sottolineare quanto sia raro questo scenario: se si trattasse di una malattia strutturale o genetica, qualora sia confermata una condizione di malattia ai canali ionici, il ritorno all’attività sportiva risulterebbe quasi impossibile.
L’importanza della diagnosi e della prevenzione
La questione sottolineata dall’ex presidente Mos porta a una riflessione più ampia sulla necessità di una continua evoluzione nei protocolli di screening per gli sportivi, specialmente per quelli professionisti che operano a livelli di alta intensità. La diagnosi precoce e l’adeguata valutazione medica diventano quindi cruciali non solo per identificare potenziali problemi cardiaci, ma anche per garantire la sicurezza degli atleti stessi.
È essenziale preparare un adeguato piano di monitoraggio della salute degli sportivi, comprendente anche l’educazione alla consapevolezza dei segnali del corpo. Gli atleti, i loro allenatori e i membri dello staff medico devono collaborare strettamente per creare un ambiente di prevenzione e protezione della salute. Solo così sarà possibile affrontare la complessità delle patologie cardiache nel mondo dello sport, minimizzando i rischi legati a eventi avversi durante le competizioni.
La salute degli atleti deve rimanere una priorità fondamentale per il mondo sportivo, onde evitare che episodiche circostanze sfortunate possano influenzare negativamente la loro carriera e la loro vita.