Il 2024 per i lavoratori dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco si è aperto all’insegna di un forte rallentamento. La cassa integrazione continua a tenere in stallo la produzione, con ripercussioni significative sul personale e sull’intero settore industriale locale. I sindacati chiedono una revisione urgente della strategia aziendale per evitare ulteriori contraccolpi.
Produttività in calo: il quadro attuale della fabbrica
Dopo un lungo periodo di fermata, il sito produttivo di Pomigliano d’Arco ha vissuto una ripresa piuttosto blanda. Nel 2023, gli operai hanno affrontato ben 29 giorni di sospensione del lavoro tra settembre e novembre, e dicembre ha visto una produzione quasi del tutto ferma. Le ragioni di questo fermo vanno oltre la semplice cassa integrazione, comprendendo problematiche legate agli approvvigionamenti di pezzi di ricambio a causa dello sciopero di Trasnova. Con poche giornate di lavoro nel mese di gennaio e un calendario che prevede pause significative, come il fermo del 20 gennaio e quello dal 27 al 31 gennaio, la prospettiva per i dipendenti appare complicata.
In questo scenario, la produzione di auto ha subìto un ridimensionamento. Per esempio, durante le giornate di lavoro programmato, Stellantis prevede di produrre solo 610 unità della Fiat Panda e 220 dell’Alfa Romeo Tonale, numeri ben al di sotto delle medie degli anni passati. Anche se il marchio Fiat si mantiene in vetta alle vendite nel mercato automobilistico italiano, questo non è sufficiente a compensare il calo di produzioni e immatricolazioni, che si attestano a un livello significativamente inferiore rispetto agli anni migliori.
Sindacati in allerta: proposte per il futuro
Sulla scia di questa situazione, i sindacati manifestano forti preoccupazioni. L’annuncio dell’implementazione della nuova piattaforma Stla-Small nel 2028 è stato accolto con scetticismo. I rappresentanti dei lavoratori temono che senza una strategia chiara e immediata, il settore possa trovare difficoltà insormontabili nel lasso di tempo che porta a questa nuova era produttiva. Crescenzo Auriemma, segretario generale dell’Uilm, ha espresso l’urgenza di avviare la nuova piattaforma al più presto e di produrre due modelli del segmento B entro il 2026. La richiesta di un’accelerazione nella produzione è legata non solo alla crisi attuale, ma anche alla necessità di rendere competitiva la Fabbrica di Pomigliano nel panorama dell’automotive.
I sindacati sperano che un incontro previsto con la Commissione Europea possa portar a una revisione delle norme sul CO2, promuovendo un approccio più sostenibile per il settore automobilistico. L’accento è posto sull’importanza di trovare soluzioni pratiche, come l’incremento di veicoli elettrici, supportando al contempo un passaggio equilibrato da motori endotermici a forme di alimentazione alternative, inclusi carburanti ecologici. La decisione di Stellantis di abbandonare il mercato del GPL ha sollevato difficoltà significative, specialmente considerando la quota di mercato che questi modelli occupavano.
Dati preoccupanti e necessità di intervento
Il declino della produzione a Pomigliano non è un buon segno. Con le stime di produzione per il 2024 che raggiungono solamente 167.980 unità , si segnala una flessione negativa del 21,9% rispetto all’anno passato. Questo calo ha anche incrementato il peso della fabbrica napoletana nella produzione totale nazionale, che ora ammonta al 59%. Tali numeri evidenziano chiaramente la necessità di una reazione rapida da parte delle autorità competenti e della dirigenza Stellantis.
Un altro aspetto da considerare è la scadenza degli ammortizzatori sociali, che cadono ad aprile 2025. I segretari di alcuni sindacati hanno sottolineato l’urgenza di avviare conferenze con l’azienda e il governo per ottenere una proroga mirata, suggerendo anche che un accordo di programma con una cabina di regia sarebbe fondamentale per garantire una sostenibilità nel lungo periodo della produzione.
In un contesto dove il settore auto mostra segnali di crisi, le prossime scelte strategiche di Stellantis e la reazione dei lavoratori potrebbero risultare decisive per il mantenimento dell’occupazione e della competitività del marchio sul mercato italiano.