La settima arte continua a esplorare storie di grande impatto umano e sociale, e Mexico 86, l’ultima opera del cineasta guatemalteco naturalizzato belga César Diaz, si inserisce perfettamente in questo contesto. Dopo il successo della sua opera prima, Nuestras madres, che ha vinto la Camera d’or al Festival di Cannes nel 2019, Diaz torna a indagare il passato doloroso della sua terra, intrecciando biografia e fiction in una narrazione che parla di resistenza, giustizia e maternità. La pellicola ha debuttato in anteprima mondiale al Locarno Film Festival, e la sua traiettoria promette di stimolare conversazioni attorno a temi rilevanti e attuali.
La trama di Mexico 86: tra storia personale e collettiva
La figura di Maria: una madre in lotta
Nel cuore della storia di Mexico 86 troviamo Maria, interpretata dall’attrice Berenice Bejo, una giovane madre e attivista della resistenza guatemalteca. Durante gli anni tumultuosi della guerra civile, Maria deve compiere una scelta straziante: per continuare la sua lotta contro la dittatura e garantire un futuro di giustizia, decide di lasciare il figlio Marco, interpretato da Matheo Labbé, a vivere con la nonna in Guatemala. Questo atto drammatico sottolinea l’ottica di sacrificio che caratterizza le figure materne in situazioni di conflitto e ingiustizia.
Oltre un decennio dopo, Marco raggiunge sua madre con la speranza di ricostruire una vita insieme. Tuttavia, la realtà si rivela complessa: Maria è combattuta tra il desiderio di essere una madre presente e il dovere di continuare la sua lotta politica. La storia di Maria non è solo una narrazione individuale, ma riflette una realtà molto più ampia, in cui le madri possono apparire come simboli di una lotta collettiva per la giustizia e la democrazia. La regia di Diaz non si limita a raccontare una storia personale, ma invita lo spettatore a riflettere su cosa significhi essere una madre in un contesto di guerra e violenza.
Una narrazione che parla di attivismo e giustizia
César Diaz, nel parlare del suo film, ha espresso come Mexico 86 sia anche un’analisi del ruolo della donna nell’attivismo politico. La pellicola invita a esplorare la complessità della maternità e il modo in cui le madri possono essere attiviste, nonostante i conflitti che affrontano. Diaz ha dichiarato: “Volevo mostrare come una madre possa cercare di creare un nuovo mondo per il proprio figlio, anche a costo di mettere da parte la propria vita.”
Berenice Bejo, parlando del suo ruolo, ha ribadito l’importanza di figure come Maria nella lotta per la democrazia. “Ci sono persone capaci di sacrificare tutto per difendere ciò che è giusto, e questa storia mette in luce quei sacrifici e quei dilemmi,” ha sottolineato l’attrice. La sua interpretazione della vita di Maria risuona con il pubblico, spingendo la riflessione su quanto possa essere difficile la scelta tra realizzare sogni personali e lottare per un bene più grande.
La risonanza personale della narrazione
Un legame tra passato e presente
Un elemento fondamentale di Mexico 86 è l’impatto che la storia ha sul cast stesso, in particolare sulla protagonista Berenice Bejo. Nata a Buenos Aires, Bejo vive in Francia da quando aveva tre anni e ha scoperto di avere molte affinità con la storia di Diaz. Le esperienze familiari legate alla fuga dalla dittatura argentina intensificano la sua interpretazione, rendendola non solo un mero lavoro di recitazione, ma un vero e proprio viaggio emotivo. Bejo ha spiegato che accettare il ruolo le ha permesso di confrontarsi con i silenzi del suo passato, un’impresa che ha portato a una consolazione personale: “Ho capito che abbiamo anche il diritto di tacere e, a volte, di avere segreti.”
L’interconnesione tra la biografia del regista e quella dell’attrice permea il film, rendendo Mexico 86 un’opera con una forte carica emozionale. Da una parte, c’è il desiderio di raccontare la violenza e le ingiustizie vissute in Guatemala; dall’altra, si intrecciano le storie di chi ha vissuto in prima persona esperienze di fuga e sacrificio. Questa fusione di personalità rende la pellicola non solo un’esperienza visiva, ma un’importante riflessione sulle scelte difficili che molte donne sono costrette a compiere.
Un messaggio di speranza e resilienza
Mexico 86 affronta temi di grande rilevanza sociale senza perdere di vista il messaggio di speranza che emerge dal racconto. Nonostante le avversità, il film celebra la resilienza di coloro che, come Maria, sono disposti a lottare per un futuro migliore per i propri figli. La storia diventa così un tributo a tutte le donne che, in contesti di violenza e oppressione, continuano a combattere per i diritti e la dignità, segnando un cammino che può ispirare nuove generazioni.
La presentazione di Mexico 86 al Locarno Film Festival è quindi un’ottima opportunità per avviare un dialogo su temi d’attualità, come il ruolo del femminismo nell’attivismo e la maternità. La critica può attenderci per questo nuovo capitolo nella carriera di César Diaz, e la storia già promette di toccare le corde più profonde del pubblico, facendo eco a tutte le lotte per la libertà che continuano a segnare la nostra storia contemporanea.