La recente chiusura del Centro Polifunzionale di San Vitaliano, un’importante risorsa per le persone con disabilità e le loro famiglie nella zona di Somma Vesuviana, sta causando gravi disagi. Questo centro, che ha operato come punto di riferimento e sostegno per circa trenta utenti, ha visto la sua attività interrompersi a causa di ritardi nei pagamenti da parte dell’Ambito 22. I cittadini si trovano ora a dover affrontare un’emergenza senza precedenti, mentre le istituzioni sembrano non rispondere adeguatamente alle necessità delle persone più vulnerabili.
Il Centro Polifunzionale di San Vitaliano ha ricoperto un ruolo cruciale per la comunità locale, offrendo uno spazio dove le persone con disabilità potevano socializzare, apprendere nuove competenze e sentirsi parte attiva della società. Attraverso attività educative e ricreative, gli utenti hanno potuto sviluppare abilità personali e relazionali, grazie all’impegno e alla professionalità degli educatori e degli operatori coinvolti. Tuttavia, questa opportunità di crescita è venuta a mancare bruscamente, lasciando le famiglie a fronteggiare una situazione di profonda incertezza.
La chiusura del centro non riguarda solo la perdita di un luogo fisico, ma implica la rottura di legami importanti e di un ambiente di sostegno. Per i tanti ragazzi che frequentavano il centro, questo cambiamento ha significato trovarsi privi di un punto di riferimento essenziale nella loro quotidianità. Le famiglie ora sono costrette a cercare alternative, senza la garanzia di trovare un servizio di pari qualità che possa soddisfare le peculiari necessità dei propri cari.
L’improvvisa chiusura del centro ha avuto ripercussioni devastanti su tutti coloro che ne facevano parte. Le famiglie degli utenti, già provate da una situazione di fragilità, ora si trovano a dover affrontare la selezione di nuovi percorsi per i loro cari. Questo cambiamento comporta non solo una ristrutturazione delle abitudini quotidiane, ma anche un riconfigurare le relazioni con educatori e operatori, causando disorientamento e stress emotivo.
Inoltre, gli operatori del centro hanno subito un danno significativo, trovandosi privati di un posto di lavoro che non solo rappresentava un impiego, ma anche una vocazione. La loro dedizione e professionalità avevano contribuito a creare un ambiente sicuro e stimolante per gli utenti. La chiusura del centro, quindi, è un colpo duro non solo per i disabili e le famiglie, ma anche per coloro che hanno investito il loro tempo e le loro energie in questo progetto.
La situazione attuale ha spinto diversi gruppi, tra cui l’associazione Città Cambia, a chiedere un intervento immediato da parte delle autorità competenti. È fondamentale che le istituzioni riconoscano l’importanza di garantire continuità nei servizi per le persone con disabilità. Le famiglie auspicano che vengano adottate misure tempestive e concrete per riattivare il centro disabili, ritenuto da tutti un’ancora di salvezza in tempi di crisi.
Attualmente, le proposte formulate da Ambito 22, le quali prevedono un nuovo bando per il servizio a condizioni drasticamente ridotte, sono state accolte con scetticismo. Le famiglie e gli operatori rivendicano la necessità di un intervento che garantisca non solo la ripresa delle attività, ma anche il mantenimento dello standard di qualità finora offerto. È essenziale che le istituzioni ascoltino le voci di chi vive questo dramma ogni giorno e che si attivino per restituire ai cittadini una struttura fondamentale per la loro esistenza e il loro benessere.