La storica struttura del Castello delle Cerimonie, nota anche come La Sonrisa, si appresta a chiudere definitivamente i battenti entro il mese di dicembre, a seguito dell’avvio delle procedure di revoca della licenza da parte del Comune di Sant’Antonio Abate. Questo evento segna la conclusione di un lungo e complesso procedimento giudiziario, iniziato nel 2011, che ha fatto luce su abusi edilizi risalenti a decenni fa. Questa vicenda ha attirato l’attenzione dei media, in particolare per il suo legame con la trasmissione televisiva di successo che ha reso la struttura famosa.
Nel 2011, le autorità giudiziarie hanno avviato indagini su La Sonrisa, sollevando preoccupazioni riguardo a presunti abusi edilizi condotti sin dagli anni ’80. L’area interessata, che si estende per oltre 40 mila metri quadrati, ha visto un monitoraggio attento da parte delle forze dell’ordine e della magistratura. La situazione ha raggiunto un culmine nel febbraio scorso, quando una sentenza definitiva ha reso esecutiva la decisione di acquisizione della struttura al patrimonio pubblico. Sebbene la famiglia Polese, proprietaria del servizio, abbia tentato di opporsi a questa sentenza presentando ricorsi, i loro sforzi non hanno sortito l’effetto sperato, lasciando l’opinione pubblica con un sentimento di inevitabilità riguardo alla chiusura.
Il Comune di Sant’Antonio Abate ha dichiarato ufficialmente che le procedure per la revoca delle licenze sono state accelerate, evidenziando la volontà di porre fine a quello che viene visto come un simbolo di illegalità e degrado. Nonostante l’appello alla Corte europea dei diritti dell’uomo, il destino del Castello sembra ormai segnato. I rappresentanti politici locali, come il deputato Borrelli, hanno espresso soddisfazione riguardo a questa conclusione, sottolineando l’importanza di voltare pagina e ripristinare la legalità in un’area che ha conosciuto troppi episodi di sfruttamento.
Con la chiusura programmata di La Sonrisa, non ci sono certezze riguardo al futuro dell’area che la struttura occupa. La sindaca Ilaria Abagnale ha avanzato diverse proposte per la riqualificazione dell’area, enfatizzando l’importanza di considerare alternative che possano essere utili alla comunità. Le possibilità analizzate includono l’abbattimento del Castello e la sua trasformazione in spazi destinati a servizi sociali, come asili nido o centri di aggregazione.
L’idea di una rigenerazione urbana è ben accolta da vari settori della comunità, i quali vedrebbero di buon occhio una struttura che possa servire a scopi collettivi, contrapposta a un simbolo di uno sfruttamento spesso legato alla camorra. Tuttavia, esiste anche la possibilità che la struttura venga mantenuta nella sua funzione ricettiva, ma sotto una nuova gestione, non più riconducibile ai Polese. Tale scenario ha suscitato preoccupazione anche tra i lavoratori, molti dei quali sperano di continuare a contribuire al successo del Castello, rispettando la memoria e l’eredità del fondatore, don Antonio.
In questo contesto, le prossime mosse da parte dell’amministrazione comunale saranno cruciali per determinarne la direzione e l’impatto che tale chiusura avrà sulla comunità locale e sull’occupazione. Rimanendo in attesa di ulteriori sviluppi, la comunità è chiamata a partecipare attivamente al dibattito sull’uso futuro dell’area e sulle opportunità che da essa potrebbero derivare.